La Programma 101, alias "perottina"

Ad osservare da lontano tutti questi cambiamenti è il piccolo gruppo di informatici rimasti in Olivetti dopo la cessione alla GE. Il team guidato da Piergiorgio Perotto (1930-2002) continua il suo lavoro di ricerca, all’interno di un’azienda che vede la sua presenza quasi come un “ingombro” da tollerare per non uscire definitivamente di scena da un settore che solo poco prima era stato considerato strategico.

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Piergiorio Perotto

L’obiettivo del gruppo è la realizzazione di un calcolatore non destinato agli specialisti, di basso costo, che stia su una scrivania e che offra una interazione uomo-macchina assolutamente alla portata di tutti.

Il progetto restò in Olivetti perché GE non era assolutamente interessata ad un “mini” computer, permettendo al team di Perotto di dar vita nel 1965 alla Programma 101 (P101, conosciuta anche come “perottina”), che, nonostante nella forma assomigli più ad una calcolatrice che a un PC dei giorni nostri, del personal ha molte caratteristiche. Il design del nuovo calcolatore è opera di Mario Bellini, che introduce elementi di eleganza e di ergonomia che caratterizzeranno anche in seguito la maggior parte dei prodotti Olivetti.

La P101 viene oggi considerata il precursore del personal computer, anche se la sua architettura è al limite della definizione di computer, in quanto macchina a programma memorizzabile (cioè il sistema dà la possibilità di inserire nella memoria operativa dei programmi, secondo il modello di Von Neumann), introducendo così il rivoluzionario concetto di calcolatrice programmabile.

La tecnologia dei transistor consente un grado di miniaturizzazione che si ripercuote direttamente sulle dimensioni nel piccolo gioiello di Olivetti: “soli” 48 x 61 x 19 cm abbinati ad un peso di circa 35.5 kg. Ciò senza incidere sulle prestazione visto che il calcolatore è in grado di fare velocissimamente le operazioni aritmetiche elementari.

 
 
la Programma 101

Fondamentale è la scelta di dotare il sistema di un linguaggio facile da apprendere anche da un utente non specializzato, grazie alla vasta libreria di programmi di tipo matematico, statistico, finanziario, ecc. Ciò rende agevole la programmazione che avviene con un massimo di 120 istruzioni, scelte fra 15 funzioni disponibili, tra cui l’I/O, il salto condizionato e le già accennate operazioni aritmetiche.

Una delle più grandi innovazioni è la “carta magnetica” per la memorizzazione dei dati, che va ad affiancare una veloce e compatta stampante a tamburo da 30 colonne.

Una vera e propria rivoluzione, insomma, in un mondo dove, fino ad allora, ai calcolatori avevano accesso solo i super specialisti in camice bianco, esperti di linguaggio macchina e abituati a muoversi in ambienti condizionati.
La macchina, presentata a New York all’esposizione Business Manufacturers Association, desta grande scalpore e in tanti si affollano attorno al piccolo box della P101, dedicando solo una visita distratta all’immenso stand che accoglieva la Olivetti Logos 27, porta bandiera di quella che doveva essere il rientro in grande stile di Olivetti nel settore.

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l'Olivetti Logo 27

Prestigiose testate, quali New York Times, Wall Street Journal, Herald Tribune, Business Week celebrano la nascita della P101 additandola come primo vero computer da tavolo.

Il successo riscosso dalla P101 è immediato, grazie all’inatteso interesse di professionisti (piccoli imprenditori, dattilografi, impiegati, ecc) accesso dal costo praticamente irrisorio rispetto a suoi concorrenti: se infatti il PDP-8 (il più piccolo minicomputer disponibile all’epoca) non veniva venduto a meno di 20.000 dollari, era possibile portarsi a casa la P101 per 3.200 dollari (presso di lancio negli USA), diminuendo drasticamente anche il costo di manutenzione visto che la quello della “perottina” era assolutamente inferiore ai grossi cugini americani.

Se infatti una calcolatrice meccanica evoluta poteva costare anche un milione, il più piccolo dei calcolatori elettronici non scendeva mai al di sotto dei 20-30 milioni, senza considerare le spese conseguenti di revisione dell’organizzazione delle aziende e degli uffici: un gap importante che la P101 ricopriva, con il suo costo di lancio in America di 3.200 dollari.
La P101 mantiene il monopolio nella costruzione di elaboratori individuali fino al 1969, anno in cui la HP presenta il modello HP 9100: quest’ultima frutta comunque oltre 900.000 dollari all’Olivetti sotto forma di royalties, in quanto utilizza gran parte dei principi della P101 che Perotto aveva intelligentemente brevettato.

Ma nonostante il successo riscosso dalla P101 (nel giro di poche stagioni ne furono vendute più di 44.000), la direzione aziendale non cambia subito rotta e solo due anni dopo (1967) decide di trasformare Olivetti da impresa di macchine per ufficio in azienda di elettronica e informatica.

Ma questi due anni d’attesa, uniti alle difficoltà sociali e strutturali della riconversione, durata una decina d’anni, sono fatali per l’Olivetti, che si ritrova in seguito con un ritardo gravissimo rispetto alla concorrenza che porta ad una situazione finanziaria davvero critica.

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