Negli anni ’80 la Nelsonic lancia i Nelsonic Game Watches, su licenza diretta di big come Sega/Nintendo/Midway Games, e stringe accordi interessanti anche con il mondo dei produttori di giochi, elettronici e non, e persino con il mondo cinematografico, cosa, quest’ultima, che la porta a commercializzare il game watch di Ghostbusters.

Nelsonic FroggerBox

pac man vintage nelsonic watch

Nelsonic ghostbustersNelsonic Game Watches

L’idea di base è alquanto semplice: riutilizzare la tecnologia del diffuso “Calculator Watch” per portare sul polso degli appassionati i giochi più apprezzati del periodo. La dotazione standard comprende quindi un display LCD ed una serie di piccoli tasti che permettono di comandare il personaggio specifico.

Nelsonic Frogger2Nelsonic Frogger

Il successo è tale che il noto marchio di orologi M.Z. Berger & Co. acquisisce la società nel 1990 e continua la commercializzazione di modelli “game watch” fino del decennio, quando l’esplosione del mercato delle console portatili ne fa perdere completamente l’appeal.

Ad oggi M.Z. Berger utilizza il marchio “Nelsonic” per commercializzare orologi tradizionali dal sapore vintage.

edesberEd Esber viene descritto da Merrill R. Chapman  nel suo libro: In Search of Stupidity: Over 20 Years of High-Tech Marketing Disasters come uno dei top manager più odiato nella storia dell’informatica.

Esber diventa CEO di Ashton-Tate (AT) alla fine del 1984, in seguito alla morte di George Tate e all’addio del precedente CEO David Cole. Ricordo che AT è la società che insieme a Microsoft e Lotus formava nei primi anni ’80 il gruppo dei “Big Three” del software.

Con un business praticamente concentrato sullo storico dBASE (derivato da Vulcan), la società si trova con disponibilità finanziare davvero rilevanti (circa 300 milioni di dollari), cosa che permette ad Esber di concentrarsi su strategie di crescita e diversificazione di prodotto, assodato che dBASE è il punto di riferimento del settore e che “si vende” da solo.
Ma perché tanto accanimento verso Esber? Perché Esber riesce, nel giro di qualche anno, a distruggere quello che era il vero motivo del grande successo di dBASE: la community di sviluppatori che gli ruotava attorno.

Infatti, appena prese le redini della società, dichiara guerra a tutti coloro che sviluppano estensioni e utility di ogni tipo legate al mondo dBASE arrivando a minacciare anche il nascente “comitato internazionale per lo standard dBASE”, pensato per creare uno standard indipendente ma compatibile con il prodotto AT, ottenendo solamente di passare da “standard dBASE” a “standard xBASE”.

eb esberEd Esber assediato dalla community (immagine tratta dal libro)

Anche la guerra con i cloni, primo tra tutti Fox Pro, non è assolutamente di aiuto ad AT che, nel giro di due anni si trova a dover fronteggiare una serie di fallimenti a cui non era abituata. Esber, nell’ambito delle attività di diversificazione, decide di far entrare nella sfera della società il wordprocessor MultiMate e i tool grafici ChardMaster, entrambi con un passato decisamente positivo, sia in fatto di qualità che di vendite, ma orami non in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze di utenti assetati di nuove funzionalità. Si pensi che MultiMate era in grado di visualizzare una sola pagina alla volta, scelta dettata dalla scarsità di memoria di fine anni ’70 ma ormai totalmente ingiustificabile. Inoltre i due prodotti sono un “composto” di codice sorgente rimaneggiato più volte, difficile da aggiornare e manutenere. Così i reseller si trovano velocemente decine di copie dei prodotti AT invendute nei propri magazzini e con poche speranze di poterle effettivamente smaltire.

multimateIl manuale di AT MultiMate

Come se questo non bastasse, Esber si “distrae” da dBASE. Qualche ben informato afferma che il CEO ritiene il prodotto  “poco relazionale” anche se, non essendo un tecnico, probabilmente non ha ben chiaro neanche il significato stesso della definizione. Gli utenti dello storico DB chiedono a gran voce il nuovo, e più volte annunciato, dBASE IV, e si vedono accontentati solo nell’ottobre del 1988, decisamente troppo tardi e con una serie impressionante di bug. Il tutto ovviamente giova alla concorrenza e in particolare a Fox Pro che riesce a guadagnare considerevoli fette di mercato al punto da spingere Microsoft ad acquisire l’intera Fox Software (dopo la sentenza favorevole nella causa intentata contro di le da AT) e dar vita a Visual Fox Pro.

Uno dei massimi esperti dBase, Adam Green, liquida il nuovo prodotto di AT con poche parole: “semplicemente non funziona!”. Nonostante il velocissimo rilascio di due fix release (4.1 e 4.2), la community è orami sul piede di guerra e vuole la testa di Esber, tanto che se anche la società decidesse di regalare dBase, la sua ingombrante presenza spingerebbe molti di essi a pagare piuttosto che essere psicologicamente legati alle sue uscite.

Così AT liquida il suo top manager nel 1980, ma il danno è ormai irreparabile e Borland acquista il tutto per circa 400 milioni di dollari anche se, a dirla tutta, non si rileverà un grande affare per i motivi che illustrerò nel prossimo post in cui andremo a parlare dei “posizionamenti confusi”… ammesso che questo vi sia piaciuto.

In conclusione penso che qualcuno si chiederà che fine abbia poi fatto Esber: ebbene nel 1994 lo ritroviamo a capo di Creative Labs (quella delle schede audio) e sembra proprio che il nostro CEO abbiamo imparato la lezione tanto da fondare, alcuni anni dopo, la Computer Toys Company, un sistema di intrattenimento, proprio lui che in passato aveva dimostrato tutt’altro che sensibilità e tatto verso i clienti.

book alla ricerca della stupiditaIn Search of Stupidity: Over 20 Years of High-Tech Marketing Disasters

Tra le curiosità di Windows XP, si annovera sicuramente l'origine del wallpaper “Bliss” (estasi), ovvero la foto della collina ricoperta completamente di verde sotto uno splendido cielo azzurro caratterizzante ogni nuova installazione del sistema operativo che ha unificato la serie 9x con quella NT, a favore di quest’ultima.

bliss Biss Wallpaper

A svelare come sia avvenuta la scelta della specifica foto è stata la stessa casa di Redmond con un video in cui viene intervistato Charles O’Rear, autore della foto ed ex collaboratore di National Geographics. O’Rear racconta che lo scatto risale al 1998 ed avviene in modo del tutto casuale: infatti si trovava a percorrere la highway 12, partendo da Sonoma Country (California), per raggiungere Martin Country (Florida) dove doveva incontrare quella che poi sarebbe diventata sua moglie.

Come tutti gli abitanti della California sanno bene, le intense piogge di inizio anno portano, in primavera, le colline a ricoprirsi di un colore verde intenso prima di lasciare spazio ai colori marroni tipici dell’estate.

Durante il viaggio, O’Rear si ferma ad ammirare un’area particolare e decide di immortalare una collina caratterizzata da uno splendido verde smeraldo e da un cielo ricoperto da poche nuvole sparse:

 “I got out, took a couple of pictures, and kept on going… And the rest is history.”

[Sono uscito dalla macchina, ho scattato un paio di foto ed ho continuato il mio viaggio… il resto è storia]

Ma la foto com’è finita in Windows XP? Ebbene la fortuna di O’Rear è quella di aver deciso di usare la piattaforma Corbis per la gestione dei diritti di utilizzo sulle proprie fotografie, società fondata da Bill Gates.

Così, verso la fine del 2000, i responsabili di Redmond, utilizzando a loro volta Corbis, individuano “bliss” anche se sono scettici sull’autenticità della foto, ritenendola troppo perfetta e ritoccata artificialmente:

“I got an email from someone at Microsoft—I suspect it was the engineering department—saying, ‘We have a contest going about that photograph. Most of us think it was Photoshopped. Some of us think it was taken out in eastern Washington in the Palouse area. Tell us about it.’ I wrote back and said, ‘Sorry, it’s the real deal. It was all there. The clouds were there, the green grass was there and the blue sky.”

[“Ricevetti una email da qualcuno in Microsoft - sospetto fosse il reparto di ingegneria –in cui mi dicevano: ‘Abbiamo un contest in corso su questa fotografia. La maggior parte di noi pensa, però, che sia stato ritoccata con photoshop. Alcuni di noi pensano che lo scatto è stato effettuato nell’area orientale di Washington, nota come Palouse. Ci faccia sapere’. Ho risposto semplicemente: ‘Mi dispiace, ma è tutto vero. Era tutto lì. Le nuvole erano lì, l’erba verde era lì così come l’azzurro del cielo.”]

Per fugare definitivamente ogni dubbio, O’Rear viene invitato a presentare personalmente lo scatto originale. Il fotografo dimostra di aver realizzato la foto, con una fotocamera analogica ed immortalato su pellicola Fuji, in un istante perfetto (“bliss”, “estasi” appunto) e, probabilmente, irripetibile. L’accordo siglato gli frutta un assegno, a detta dello stesso autore, decisamente interessante, il cui importo non è stata però svelato.

Ad oggi, “bliss” resta lo scatto più famoso di O’Rear e grazie a Mark Hachman, il quale ha individuato il punto esatto dello scatto originale, abbiamo anche la possibilità di vedere come appare oggi l’area fotografata nel 1998, con una “invasiva” presenza di vigneti, fondamentali per la vocazione vitivinicola dell’area.

bliss2014Bliss 2014

bliss charles orearCharles O’Rear immortalato vicino alla “bliss area”

Chi di noi non ricorda la classica foto di Peter Norton stampata sui package delle Norton Utility, sui libri dello stesso Norton e sugli altri tool Norton/Symantec fino al 2001?

peter norton utilities box

Praticamente tutti. Cerchiamo allora di scoprire insieme che fine ha fatto il “buon” Peter, ripercorrendo sinteticamente la sua storia.

Peter Norton nasce ad Aberdeen (Washington) il  14 novembre 1943 e comincia a lavora sui mainframe ed i primi microcomputer che caratterizzano il mercato del dopo guerra. Nel 1981 è uno dei primi ad acquistare il PC-IBM, su cui decide di creare, in seguito alla cancellazione accidentale di alcuni file, un programma di “undelete” e di venderlo come Peter Norton Computing

Sicuramente ai tempi del DOS, le Norton Utility sono state una manna dal cielo e hanno salvato tempo e denaro di molti utenti. Negli anni la loro utilità è però andata decisamente diminuendo, grazie (dal punto di vista degli utenti) all’inclusione di versioni base di esse all’interno dei Sistemi Operativi, a partire dal DR DOS 5.0.

Tra la seconda metà degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 Norton viene visto come il “meccanico” dei computer, tanto che ancora oggi spopola in rete l’immagine seguente:

norton trouble shooter

in cui si vede un floppy da 5,25” sollevato a mo’ di automobile per essere revisionato da Peter.

Quello che però è restato nella mente degli utenti è proprio il mezzo-busto del buon Peter, forse l’unico uomo al mondo che può vedere il proprio volto invecchiare parallelamente all’aumento del numero di release di un software.

salinger auction letters

La vena narcisista del “papà delle utility” è probabilmente dovuta anche alla sua estrema passione per l’arte che lo porta nel 1989 (insieme alla moglie Eileen) a fondare la Peter Norton Family Foundation, al fine di  dare supporto alle organizzazioni d’arte moderne no-profit. In tale ambito conquista la ribalta delle cronache nel 1999 in seguito all’acquisto per 156mila dollari delle lettere scritte da J. D. Salinger all’amata Joyce Maynard.  In un intervista, Norton affermò di aver acquistato le lettere al solo scopo di restituirle all’autore (o farne quello che lui gli avrebbe detto), visto che la Maynard era stata costretta a metterle all’asta per motivi economici e non gli sembrava corretto che potessero finire in mani spregiudicate.

"My intention is to do whatever he (Salinger) indicates to me he wants done with them," he continued. "He may want them returned. He may want me to destroy them. He may not care at all."

Arte e Tecnologia, quindi, un connubio che richiama da vicino la figura di Steve Jobs, il quale ha ben sintetizzato il concetto in una sua storica frase:

“Design is not just what it looks like and feels like. Design is how it works.” [Il design non è solo quello che appare e si sente. Il design è come funziona.]

E incrociando il precursore di tutto ciò, ovvero Douglas Engelbart, otteniamo un ritratto che sintetizza alla perfezione il tutto ,perché ogni buon design o progettazione che si voglia ha bisogno di un’anima.

engelbart jobs norton

La storia moderna di Norton si avvicina a quella di Gates e avvalora un commento lasciato da “massimo” in merito al mio precedente articolo:

“La mia personalissima teoria, basata sul fatto che Bill Gates era ed è un ottimo programmatore, è che lui ha smesso di occuparsi di Windows quando è diventato chiaro che Windows non era più una sfida tecnologica, ma un impero da amministrare, una mucca da mungere. Quando insomma fare Windows ha smesso di essere divertente ed è diventato una palla infinita…”

Probabilmente per Norton è stato lo stesso, tanto che nel 1990 cede la propria società a Symantec per circa 70miliondi di dollari. La nuova società rende la Peter Norton Computing una propria divisione (Group) e decide di continuare ad utilizzare il brand “Norton” per molti dei suoi prodotti.

Oggi Norton è ancora tecnologicamente impegnato. Infatti dopo quasi dieci anni di “letargo” ha assunto il ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Acorn Technologies e di EChinaCash, società da lui stessa fondata ed orientata alla gestione dei brand aziendali ed alla fidelizzazione dei clienti. 

Come dimenticare il suono inconfondibile del modem analogico (MOdulator – DEModulator), dispositivo che ancora oggi accompagna gli utenti interessati a espandere le funzionalità del proprio sistema elaborativo nella sfera degli strumenti di comunicazione.

Il modem ha ormai spento le 60 candeline ma la sua storia comincia già negli anni ’20 del secolo scorso con dei dispositivi funzionalmente assimilabili ad esso e utilizzati dalle telescriventi per inviare messaggi attraverso le comuni reti telefoniche.

Tappa fondamentale della sua evoluzione è il 1940 quando il matematico George Stibitz riesce a far comunicare una telescrivente situata nel New Hampshire con un computer ubicato a New York, il tutto grazie all’utilizzo della rete telefonica. Viene così validata la possibilità di connettere tra loro in remoto i computer e la US AIR Force sceglie proprio questa strada per trasferire centinaia di immagini radar durante gli inizi della Guerra Fredda.

Commercialmente, il modem esce alla ribalta all’incirca a metà degli anni ’50 ad opera di AT&T e viene realizzato per costruire la rete SAGE, utilizzata dal NORAD per la prevenzione di attacchi bellici. Il sistema, chiamato originariamente digital subset, era in grado di comunicare a 110bit per secondo.

digitalsubset attFoto AT&T

Il primo modem dedicato all’utenza civile arriva nel 1962: si tratta del Bell 103 Data Phone con una velocità di “ben” 300bps, sempre realizzato dall’AT&T che, essendo monopolista, è l’unica a poter realizzare strumenti legalmente autorizzati a funzionare sulla propria rete. Le cose però cambiano nel 1968 quando la Federal Communications Commission autorizza anche i device di produttori terzi con quella che viene ricordata come la “Carterfone decision”, poiché presa sulla spinta di Thomas Carter inventore del dispositivo Carterfone.

bell103Bell 103 Data Phone

Le compagnie elettroniche si erano comunque già attrezzate realizzando una serie di dispositivi che riuscivano a sfruttare un accoppiamento acustico con la rete, senza quindi incorrere in sanzioni legali da parte del monopolista telefonico.

In sostanza i modem erano progettati per ospitare la cornetta in una base con una forcella e due cavità: una per l'altoparlante, l'altra per il microfono. I segnali rilevati dall'altoparlante venivano convertiti in segnali elettrici e inviati per la demodulazione. Per avere un’idea della velocità di questi apparecchi, bisogna ricordare che per inviare una singola lettera nella codifica ASCII sono necessari 8 bit, di conseguenza 300 bps significano circa 30 lettere al secondo.

apple2 acoustic coupler Dispositivo per l'accoppiamento acustico

Lo sblocco monopolistico accende la corsa alla realizzazione dei modem per computer e ad approfittarne sono Dale Heatherington e Dennis Haye che nel 1977 presentano l’Hayes 80-103a (compatibile con il Bell 103a e pensato per il Bus S-100 o anche ALTAIR Bus), notoriamente indicato come il primo modem per personal computer.

dale heatheringtonDale Hea therington

I due danno vita alla Hayes Associates che, a fronte di in investimento di circa 5.000 dollari, diventa velocemente leader del settore. Nel 1979 Hayes rilascia il Micromodem 100, sempre per S-100, e il Micromodem II per l’Apple II che letteralmente spopola tra gli hobbisti. Altra mossa geniale della Hayes è quella di risolvere gran parte dei problemi connessi all’uso della porta seriale creando il set di comandi Hayes Standard AT, che a sua volta diventa lo standard de facto per mandare comandi ai modem.

Nasce così il primo “smartmodem”, sempre a 300bps, controllabile attraverso il suddetto set di comandi (stringhe ASCII) in tutte le sue funzioni: dall’inizializzare, all’ ascolto fino alla chiamata. 

smartmodem

Smartmodem 300

Grazie a questo nuovo modo di comunicare, cominciano a diffondersi sempre più le BBS (Bulletin Board System), ovvero i primi computer a consentire funzionalità di messaggistica e file sharing centralizzato, e vengono realizzati i primi algoritmi di compressione relativi al flusso ai dati trasmesso.

Agli inizi degli anni ’80 il “mondo” dei modem è diviso tra dispositivi a connessione diretta, dove la rete telefonica è direttamente connessa al dispositivo, e quelli acustici. La massima velocità raggiungibile si attesta sui 1200bps.

modem inizi anni 80Modem agli inizi degli anni '80 (Apple Modem 300, Commodore Vicmodem e Atari 830)

Con l’arrivo dei PC IBM (cloni) e la rapida conquista del mercato, nascono anche i primi modem interni basati su architettura ISA

isa modemISA MODEM

e le velocità cominciano a lievitare velocemente , supportati dai nuovi standard di compressione.

Si passa così dai 1200 bps ai 2400bps (V.22 bis), ai 4800bps (1990) ai 9600bps (1991) grazie a dispositivi che iniziano a sfruttare due canali sulla stessa linea telefonica. Gli step velocistici successivi, ovvero 14.400bps, 28.800bps e 33.600bps, vengono raggiunti in seguito alla risoluzione di un problema particolarmente deteriorante per le prestazioni: l’effetto eco, che impediva al modem di riconoscere se il segnale era inviato o ricevuto dal modem stesso.

Intorno alla metà degli anni ’90 il mondo dei modem si divide in tre grandi famiglie (al di là del bus utilizzato e tenendo conto della prevalenza del PCI): Standard Modem, Voice Modem e Soft Modem, quest’ultimi conosciuti anche come winmodem.

In sostanza, nel tentativo di abbattere i costi e rendere disponibile in-bundle il modem, una parte delle funzioni hardware vengono realizzate da appositi algoritmi, rendendo così il dispositivo più semplice da realizzare e meno costoso. Inoltre nascono anche i Voice Modem in grado di veicolare chiamate vocali attraverso il PC. Ad onor del vero bisogna riconoscere che il termine winmodem è più appropriato poiché questi modem funzionavano quasi esclusivamente sui PC Windows-based, mentre cercare di utilizzarli su altri sistema operativi (soprattutto Linux) era spesso un esercizio disperato.

winmodemWinmodem: notare la "semplicità" della scheda

Nel 1996 l'ingegnere canadese Brent Townshend brevetta una tecnologia con la quale le aziende riescono a raggiungere la velocità di 56Kbps (48Kbps in upload) garantendosi una royalty iniziale di 2,50 dollari per ogni apparecchio venduto, scesa poi a 22centesimi.

modem56kbModem a 56 Kbps

Il nuovo millennio consacra l’USB come standard di connessione ed anche i modem lo fanno proprio, consentendo di semplificare notevolmente l’installazione, il funzionamento e, progressivamente, le dimensioni ed i costi.

modem56kb usb

Tipico Modem USB 56Kb

Ma il nuovo millennio vede anche la consacrazione definitiva dei modem ADSL, prima, e poi delle connessioni a banda larga, rendendo di fatto i modem una commodoty fonrita dagli operatori a cui connettersi tramite wi-fi o cavo LAN.

Per completezza è doveroso sottolineare che non esistono MODEM ISDN, trattandosi infatti di una rete digitale il cui flusso dati può essere utilizzato direttamente dai calcolatori. Si usa impropriamente il termine “modem ISDN” solo per semplificazione, ma sarebbe più corretto parlare di Terminal Adapter ISDN.

Free Joomla templates by Ltheme