L’IMSAI 8080 arriva alla fine del 1975 per mano di IMS Associates, Inc., che pochi mesi prima si è trasformata da studio di consulenza in produttore di microcomputer.

IMSAI 8080 (Foto collezione privata Felice Pescatore)
Questo sistema si ispira all’Altair 8800 di MITS, considerato uno dei primi personal computer, adottando lo stesso bus S‑100 e il microprocessore Intel 8080, ma migliorando nettamente diversi aspetti tecnici: alimentatore più potente, chassis in alluminio anodizzato, una scheda madre con 22 slot di espansione su un unico backplane (senza cablaggi complessi), interruttori più affidabili e LED più visibili.
Questa somiglianza gli conferisce anche l'etichetta di "primo clone" della storia.
All’avvio il sistema viene venduto sia in kit, da assemblare, sia come unità preassemblata, con promozioni pubblicate su Popular Electronics nell’autunno ’75. I primi kit partono in spedizione il 16 dicembre 1975, seguiti subito dagli esemplari già assemblati.
Le caratteristiche principali sono:
- CPU: Intel 8080A a circa 2 MHz; in versioni successive disponibile anche l’8085 a 3 MHz.
- Bus e espansione: Stand‑alone a 22 slot S‑100 in un unico backplane, a differenza dell’Altair che richiede cablaggi complessi.
- Costruzione: robusto telaio in alluminio anodizzato, alimentatore potenziato, interruttori a leva ergonomici e LED ben visibili.
- Memoria: configurazioni da 256 byte fino a 64 KB di DRAM, con possibilità di schede statiche da 4 KB.
- Archiviazione: supporta cassette, floppy da 5¼″ o 8″ e hard disk modulari (come CDC Hawk con parti fissa e removibile).
- Software: primo produttore commerciale di CP/M, seguito da un sistema proprietario chiamato IMDOS, oltre a interpreti per BASIC e FORTRAN.
Tra il 1975 e il 1978, l’IMSAI 8080 vende tra i 17.000 e i 20.000 esemplari. Nel 1977 il marketing acquista i diritti per CP/M 1.3 e sviluppo IMDOS (tramite pagamento a Gary Kildall).
Nel frattempo, la concorrenza si intensifica: emergono microcomputer con tastiera e video integrati come TRS‑80, Commodore PET e Apple II, e nuovi processori come lo Z80 tengono banco sul mercato, segnando la crisi di IMSAI, che cede nel 1979. Il marchio viene quindi acquisito da ex‑dipendenti, Thomas Fischer e Nancy Freitas, che continuano la produzione negli anni successivi.
L’IMSAI 8080 conquista un posto unico anche nella cultura pop grazie al film WarGames del 1983, dove il protagonista David utilizza lo utilizza per avviare accidentalmente un supercomputer militare. Questa rappresentazione ha rafforzato la sua iconica immagine di “computer hacker”: con luci lampeggianti, interruttori frontali e i floppies da 8″, un simbolo dell’era iniziale dei personal computer.
Secondo fonti legate alla produzione del film, l’IMSAI viene scelto perché l’azienda era già defunta, evitando problemi legali. Una pagina dedicata sul sito ufficiale IMSAI racconta che il modello usato per il film è sopravvissuto e rimane custodito dai curatori, anche se una messa all’asta è stata annullata per motivi di sicurezza.