Nel 1982 John Warnock e Charles “Chuck” Geschke lasciano Xerox PARC e fondano Adobe Systems.
Il nome viene da Adobe Creek, il ruscello dietro casa a Los Altos: un omaggio a radici molto concrete per un’idea ambiziosa, portare precisione tipografica nel mondo dei personal computer.
John Warnock e Charles “Chuck” Geschke
Il colpo di genio è PostScript, un linguaggio di descrizione di pagina in grado di rappresentare testo e grafica in modo indipendente dal dispositivo. Quando nel 1985 Apple lancia la LaserWriter, una stampante con interprete PostScript integrato, e Aldus rilascia PageMaker sul Macintosh, la combinazione hardware+software accende la rivoluzione del desktop publishing: ciò che si vede a schermo corrisponde a ciò che si stampa (WYSIWYG) e migliaia di piccoli studi e reparti grafici passano ai personal computer.
Anche l’identità visiva di Adobe nasce in casa. Il primo logo, la “A” essenziale che ancora oggi riconosciamo nella sua evoluzione, è firmato da Marva Warnock, grafica e moglie di John. Minimalismo e disciplina tipografica diventano un tratto caratteristico dell’azienda fin dagli esordi.

Sul fronte dei prodotti creativi, il 1987 segna l’arrivo di Illustrator 1.0 per Mac: un editor vettoriale costruito “intorno” a PostScript, capace di trasformare curve e tracciati in elementi scalabili e precisi, perfetti per stampa e loghi. Già nel 1988 la release soprannominata “Illustrator ’88” consolida l’approccio e amplia il pubblico dei designer digitali. L’idea di fondo è semplice e potente: fornire ai grafici un controllo matematico della forma che la stampa offset può riprodurre fedelmente.
Parallelamente, Adobe si struttura come "fonderia digitale". Sotto la guida di Sumner Stone, nel 1989 l’azienda inaugura il programma Adobe Originals: un laboratorio tipografico interno che combina ricerca storica e ingegneria digitale per produrre famiglie coerenti su più pesi, lingue e set di glifi. In quello stesso anno esce Adobe Garamond di Robert Slimbach, destinata a diventare un pilastro dell’editoria su desktop.
È la prova che Adobe non intende solo “trasportare” caratteri storici nel nuovo medium, ma progettarli specificamente per esso.
Sul finire del decennio si prepara anche la “guerra dei font”. Le licenze e i limiti tecnici dei Type 1 (il formato PostScript di Adobe) spingono Apple, dalla fine del 1987, a sviluppare una tecnologia alternativa: TrueType. L’obiettivo dichiarato è duplice: evitare royalties per carattere e superare alcune rigidità del Type 1, mantenendo qualità sia ad alta sia a bassa risoluzione. Il progetto matura entro il 1989 e porrà le basi per gli scontri (e poi le convergenze) che esploderanno nei primissimi anni ’90.
Intanto, in un altro angolo della creatività digitale, sta nascendo un futuro standard.
Nel 1987 lo studente Thomas Knoll scrive Display per mostrare immagini in scala di grigi sul Macintosh e il fratello John, allora in Industrial Light & Magic, ne intravede subito il potenziale per il fotoritocco. Tra il 1988 e il 1989 il progetto evolve, viene concesso in bundle con lo scanner Barneyscan col nome Barneyscan XP (poche centinaia di copie), e nel 1989 Adobe ne acquisisce la licenza. L'anno successivo nasce così Photoshop (versione 1.0) e il fotoritocco digitale inizia la sua storia.
Alla vigilia del 1990, Adobe ha dunque allineato tre direttrici decisive: un linguaggio universale per descrivere la pagina (PostScript), strumenti nativi per disegnare e impaginare nell’ambiente digitale (Illustrator e la tipografia degli Originals), e una crescente influenza sulle immagini bitmap grazie al progetto dei fratelli Knoll. Inoltre, all'inizio del nuovo decennio, è lo stesso Warnock a lanciare l’idea del Progetto Camelot: un formato universale per catturare e distribuire documenti, identici su ogni schermo e stampante.
Adobe Software (Foto collezione privata Felice Pescatore