Elettronica e Design


 
Design della struttura modulare dell’Olivetti ELEA 9003

Come da tradizione Olivetti, il design del 9003 è particolarmente curato, così come imponevano i dettami di Adriano Olivetti che soleva affermare:

il design è l’anima di un prodotto

la sua attenzione ai dettagli era poi maniacale ed il buon gusto era a lui riconosciuto anche dalla critica.

Nel generale grigiore dei prodotti italiani, Olivetti considera le macchine come elementi non a sé stanti, ma integrati con l’ambiente e le necessità umane, fino a diventare elementi d’arredo, strumenti con cui si deve interagire con facilità, che avessero una propria dignità e bellezza estetica oltre che funzionale.
Questo concetto di rapporto tra macchina e gente che vi lavora è rivoluzionario e il design del 9003 si ispira al gusto italiano, esaltando la centralità dell’uomo.


Struttura architettonica dell'Olivetti ELEA 9003. Si noti la collocazione e la connessione delle singole unità. Quella rappresentata è la seconda versione del 9003, quella entrata in produzione a Borgolombardo. Si differenzia dalla 1T ospitata nel Palazzo Olivetti a Milano per alcune migliorie tecnologiche apportate alle unità a nastri magnetici ed al design per facilitare l'accesso ai rack di schede.
 

Per l’ELEA 9003 Olivetti realizza dei cabinet decisamente più bassi dei massicci armadi allora in uso, in modo da facilitare la percezione visuale dell’intero sistema, mentre i relativi collegamenti sono erano mediante un originale sistema di canali che corre sopra di essi.
Questo sistema consente di evitare ripavimentazioni in pannelli per passarvi sotto cavi e condutture per la ventilazione.
Inoltre, la particolare struttura dei cabinet ad “ali” separabili consente un facile trasporto e la possibilità di adeguarsi velocemente all’ambiente esistente senza dover affrontare opere di sistemazione troppo onerose e lunghe.

 
 
Olivetti ELEA 9003 in configurazione operativa con la relativa Console e i Nuclei Magnetici
 

Si passa dunque al concetto di calcolatore come macchina fisicamente e strutturalmente indipendente dallo spazio circostante, suscettibile di eventuali spostamenti e trasformazioni. Anche la console è concepita con cura, in modo da permettere la massima flessibilità nella composizione dei tasti e delle segnalazioni. L’ELEA 9003 era un sistema all’avanguardia per il suo tempo, sia per le soluzioni tecnologiche che per la concezione sistemistica, in grado di operare in multiprogrammazione e con capacità di interrupt in un’epoca in cui il termine non è ancora stato coniato.

Il 9003 lavora alla velocità di oltre 100.000 operazioni al secondo, con una memoria a nuclei magnetici da 20.000 posizioni ampliabile a 160 mila, affiancata da un massimo di tre tamburi magnetici sui quali risiede il software di base di utilizzo più frequente. Proprio le “generose” dimensioni della memoria, premettono di dotare il calcolatore di inediti strumenti software, efficienti e versatili, mentre i dati sono inseriti mediante schede perforate, bande di carta perforata, nastri magnetici o una tastiera manuale d’interrogazione. Il risultato delle elaborazioni può essere salvato sugli stessi supporti oppure essere inviato alla stampante parallela, in grado di scrivere 300 o 600 linee al minuto.

Molta enfasi viene data dai progettisti ai nastri magnetici, al fine di realizzare elementi che consentano di immagazzinare una gran quantità d’informazioni in poco spazio, oltre ad essere asportabili (bobine) e poter fornire o prelevare informazioni dal calcolatore a gran velocità.

 
 
Unità a nastro magnetico dell’Olivetti ELEA 9003. In alto a sinistra è visibile l’unità a nastro del prototipo 1T: rimangono ancora elementi della primissima generazione nella struttura del modulo testine. Sotto si vede un’unità a nastro magnetico installata a Marzotto Valdagno alla fine del 1959, molto simile a quella entrata in produzione in quei mesi a Borgolombardo. Nella terza foto il modello definitivo dell’unità a nastro magnetico entrata in produzione.
 

Per sopperire alla lentezza tipica delle periferiche esterne (ad esempio la stampante), nascono alcune apparecchiature di conversione off-line, ovvero non direttamente connesse al calcolatore, che consentono di migliorare le prestazioni complessive del sistema quando il flusso di dati entranti o uscenti è particolarmente grande: convertitori da scheda perforata a nastro magnetico, da banda perforata a nastro magnetico, da nastro magnetico a stampante.
Per dare un’idea del perché tale modo di procedere risultasse conveniente si può osservare che un’entrata da banda perforata avviene a circa 800 caratteri al secondo, da scheda a 330, mentre da nastro fino a 90.000 caratteri al secondo: convertendo tutto su nastro l’elaboratore sarebbe rimasto impegnato per le obbligatorie operazioni di I/O il tempo strettamente necessario, le conversioni potevano essere effettuate tranquillamente off-line mentre l’elaboratore proseguiva in altre elaborazioni.
L’ELEA 9003, data la sua grande capacità elaborativa, era una macchina ammortizzabile nel costo (fra i 300 e i 500 milioni di lire) solo da aziende con migliaia di dipendenti e notevole giro d’affari, per cui il tempo d’elaborazione andava sfruttato il più possibile.
Inoltre il nastro può essere riutilizzato, è duplicabile facilmente per creare copie di sicurezza, occupa poco spazio (una bobina è l’equivalente di 50 cassetti riempiti con 3.000 schede l’uno).
Quindi l’unità centrale del 9003 aveva alle sue dipendenze un notevole numero di organi periferici, capaci di lavorare parallelamente in autonomia o integrandosi nel flusso informativo, progettata e costruita direttamente da Olivetti.

 

 

 
Pubblicità Olivetti ELEA (1959, 1962, 1964)
 

Ma quello che più rese grandiosa l'impresa fu che tutto si basò su conoscenze ed esperienze dei singoli ingegneri, non su un know-how radicato, in quanto in Italia non esisteva retroterra culturale né in campo elettronico né tantomeno in quello della programmazione.L’immenso lavoro di ricerca e sviluppo realizzato in quegli anni in Italia, da italiani e in un’azienda italiana, in maniera pioneristica, porta a risultati estremamente originali, funzionali, efficaci e competitivi.

Il primo esemplare viene installato alla Marzotto alla fine del 1959, un mese dopo la presentazione ufficiale alla Fiera di Milano. Seguirono poi Monte dei Paschi, Cogne, Fiat, ecc. Adriano Olivetti arriva addirittura a regalare un ELEA 9003 al Ministero del Tesoro: anziché ricevere stanziamenti (cosa decisamente in controtendenza, allora come oggi) è l’azienda che si dimostra munifica nei confronti dello Stato Italiano.

Nel 1961, quando sono stati venduti oltre 40 esemplari dell’ELEA 9003, Olivetti annuncia il mod. ELEA 6001, con prestazioni e costi inferiori e orientato più alla soluzione di problemi scientifici. Il target del nuovo calcolatore (venduto con successo dal ‘61 al ‘65 in centinaia di esemplari) è il piccolo ente, la filiale di una grande azienda, la piccola industria, il centro di ricerca, il dipartimento universitario che hanno necessità di una fonte di calcolo autonoma, ma con caratteristiche prestazionali di medio calibro. L’elaboratore, con una memoria centrale di 10.000 posizioni ampliabili a 100.000, può essere comunque connesso a qualsiasi periferica già prodotta per il fratello maggiore 9003.

Pubblicità Olivetti ELEA 9003 e 6001 (1964)

l'Olivetti ELEA 6001

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