Nel libro They Made America (Little, Brown & Co. - 2004), l’autore Harold Evans afferma che il DOS è sostanzialmente una copia del CP/M di Kildall, mandando su tutte le furie Tim Paterson che cita l’autore e l’editore per false affermazioni. Il giudice decide però di non proseguire nell’azione perché ritiene che quanto affermato non lo danneggi direttamente, in quanto si tratta di pareri personali, e anche perché Paterson non è, sostanzialmente, un personaggio pubblico la cui reputazione può essere messa a repentaglio per così poco. 

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Paterson e Kildall (CEO di DRI)

 

Entrando nel merito, la realtà è che non esiste alcun legame tra i due sistemi, se non quello che il DOS implementa le stesse API presenti nel CP/M. Non c’è alcun elemento che possa far pensare che Paterson abbia copiato parti del CP/M, di cui, tra l’altro, lo sviluppatore non disponeva il codice sorgente. Inoltre l’implementazione stessa dell’API è molto differente, cosa evidente anche dal fatto dell’utilizzo del file system FAT e non quello del CP/M.

Nella propria biografia, anche Kildall (morto nel 1994) è sulle stesse posizioni di Evans, affermando che Paterson abbia disassemblato il CP/M per capirne il funzionamento e re-implementarne le funzionalità. Ma lo sviluppatore dell’SCP smentisce categoricamente, evidenziando ancora una volta che il funzionamento dei due sistemi è profondamente diverso e che quindi non avrebbe avuto alcun vantaggio da un ipotetico reverse engineering del sistema di DRI.

Su questo tema gli aneddoti sono molteplici, ma il più singolare è sicuramente quello di Jerry Pournelle (scrittore Americano di fantascienza) il quale afferma che Kildall era stato in grado di dimostrargli che il DOS conteneva del codice CP/M poiché digitando un particolare comando dal prompt compariva proprio il suo nome (Gary). Pournelle comunque non ha mai voluto rilevare quale fosse questo comando in modo da comprovare le proprie affermazioni. La storia di questo comando speciale è divenuto una sorta di leggenda tanto da ritrovarla anche nel suddetto They Made America.

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In realtà affermare che il QDOS “implement the same API” non significa che il codice sia lo stesso. Infatti nonostante sia il CP/M che il DOS usino meccanismi simili (ad esempio “Call 5”, code function 15), la loro implementazione è assolutamente diversa.

Ovviamente neanche i programmi per CP/M erano in grado di girare sul DOS essendo a 8bit, e l’unico modo per portarli sui sistemi a 16bit consisteva nel seguire passo passo le indicazioni di Intel. L’operazione era realizzabile anche attraverso “converter” automatici (come quello sviluppato da Paterson) e, in questo caso, implementando il DOS un’API con la stessa interfaccia del CP/M,  i programmi “traslati” potevano teoricamente essere eseguiti sul DOS.

Sempre secondo Evans, Kildall avrebbe dovuto citare subito Microsoft per violazioni di copyright, portando il PC IBM ad essere equipaggiato solo con il CP/M e creando un mercato dell’informatico profondamente differente da quello odierno. Se DRI avesse operato in tal senso, però, non è assolutamente detto che l’utilizzo delle specifiche delle API, pubblica per loro natura, potesse essere ritenuta protetta da copyright. Anche i pareri degli esperti di copyright sono discordanti tra loro, come dimostrano i due consulenti scelti da Paterson ed Evans quando fu avviata l’azione legale.

Paterson si affidò a Lee Hollaar dell’Università dello Utah, mentre Evans scelse Douglas Lichtman dell’University di Chicago. Lichtman era convinto che il solo precedente assimilabile (Positive Software v. New Century Mortgage), desse ragione a Evans (DRI), mentre secondo Hollaar il fatto di aver trovato solo un caso, neanche del tutto simile, era la prova che la posizione di Paterson era quella più verosimile.

Successivamente, tra l’altro, Paterson scopre che Lichtman ero lo stesso assoldato da SCO per tentare di avvalorare il fatto che le specifiche stesse delle API dovessero essere considerate protette da copyright, al fine di garantire alla società detentrice dei diritti di UNIX la possibilità di rivendicare delle royalties su Linux, le cui API sono in parte uguali a quelle di UNIX stesso.

Se DRI avesse avviato la cause agli albori del DOS, probabilmente SCP avrebbe ceduto alle richieste di Kildall e Paterson avrebbe cambiato le API, perdendo la compatibilità con le applicazioni CP/M traslate per il mondo a 16bit. Sostanzialmente, però, nulla sarebbe cambiato, poiché nessuna software house ha utilizzato questa prassi per realizzare la versione DOS delle proprie applicazioni esistenti, preferendo adattarle in proprio. Questo è avvalorato dal fatto che lo stesso Paterson dichiara di non conoscere nessuno, tranne se stesso, che abbia usato il “traslator” da lui realizzato ed inserito nella primissima versione del Q-DOS.

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86-DOS Programmer's Manual

Invece, Digital Research avviò si una causa legale per tentare di rivendicare la propria paternità sul DOS, ma contro IBM e Microsoft, asserendo che, dopo aver analizzato a fondo il PC-DOS, la società era in grado di dimostrare che si trattava di una copia del suo CP/M (leggasi comando "Gary"). Le leggi in materia erano decisamente "acerbe" ed il tutto si risolse con un accordo tra IBM e DRI che consentiva a quest'ultimo di fornire una versione di CP/M per PC (CP/M-86) in alternativa al PC-DOS, costringendo IBM a non pre-installare nessun OS sul primissimo modello di PC (5150).

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