Ubuntu

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Ubuntu è una distro Linux basata su Debian e nata ufficialmente il 20 ottobre 2004.

Il sistema pone grande attenzione alla semplicità d’uso e al supporto hardware, fattore quest’ultimo che spinge i mantainer ad aggiornarla ogni sei mesi. Il desktop environment scelto è GNOME, che permette di rendere l’interfaccia semplice, intuitiva e allo stesso tempo completa e potente.

La distro abbraccia la licenza GPL ed è nata per iniziativa di Mark Shuttleworth, un giovane imprenditore sudafricano, convinto sostenitore del software libero. Il nome Ubuntu deriva da un’antica parola africana che significa “umanità agli altri”, ovvero  “io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti”.

La dotazione standard prevede una impressionante serie di tool: da OpenOffice, a Gimp, passando per il browser Firefox ed il client di posta Evolution, tutti aggiornabili attraverso il sistema automatico APT. Non manca un tool per la visualizzazione dei PDF e la possibilità di accedere ad un repository online con oltre 16.000 programmi liberi.

La distribuzione è tradotta in quasi tutte le lingue occidentali (tra cui l’italiano), orientali e africane.

Particolare attenzione è posta nei riguardi dell’usabilità del sistema, in modo da permetterne l’utilizzo a utenti diversamente abili. Per fare ciò sono presenti: temi ad alto contrasto, per persone ipovedenti,  sintetizzatore vocale e lente di ingrandimento virtuale, per persone ipovedenti o non
ubuntu 22.04

Il 1° luglio 2005 è nata la Fondazione Ubuntu, con un fondo iniziale di 10 milioni di dollari, il cui scopo è lo sviluppo della distribuzione al fianco del sostenitore storico Canonical Ltd.

Nello stesso anno Ubuntu è stata scelta come migliore distribuzione alla LinuxWorld Conference and Expo (Esposizione e Conferenza mondiale su Linux), mentre nel 2007 ha vinto l’Infoworld Bossie Award come “miglior sistema operativo open source” e nel 2008 è risultato miglior distribuzione del Readers’ Choice Awards di Linux Journal.

Nel 2010, con il rilascio della versione Ubuntu 10.04 “Lucid Lynx”, la distribuzione compie un importante passo verso la professionalizzazione, introducendo un nuovo stile visivo – il tema “Ambiance” – e consolidando l’immagine del sistema anche in ambito business. Lo stesso anno, Mark Shuttleworth annuncia che Canonical avrebbe progressivamente investito per portare Ubuntu su altri dispositivi oltre al desktop: smartphone, tablet, televisori e ambienti cloud.

È proprio sul cloud che Ubuntu trova una delle sue evoluzioni più importanti. La compatibilità con piattaforme come Amazon EC2, Microsoft Azure, Google Cloud e OpenStack fa di Ubuntu la distribuzione Linux più usata nei data center cloud-based, confermando la sua versatilità non solo come sistema operativo per l’utente finale, ma anche come strumento chiave per lo sviluppo e il deployment di servizi su scala globale.

Nel 2011, la distribuzione compie una svolta coraggiosa con l’introduzione dell’ambiente desktop Unity, progettato in casa Canonical per offrire una UI moderna, minimale e orientata anche all’uso touch. La scelta di abbandonare GNOME in favore di un’interfaccia proprietaria solleva reazioni contrastanti: se da un lato Unity riceve elogi per l’innovazione, dall’altro suscita critiche da parte di chi ne denuncia la mancanza di personalizzazione.

Dopo sei anni di sviluppo, nel 2017 Canonical decide di tornare a GNOME come ambiente predefinito, a partire da Ubuntu 17.10 “Artful Aardvark”, chiudendo l’esperienza Unity e rientrando nei ranghi della comunità GNOME con una nuova filosofia di collaborazione.

Nel frattempo, Ubuntu ha continuato a crescere anche nella sua versione server, consolidando la propria presenza in ambito professionale. L’introduzione delle Long Term Support (LTS), versioni supportate per cinque anni, ha permesso una maggiore stabilità per aziende e sviluppatori. Versioni come 12.04, 14.04, 16.04, 18.04, 20.04 e, più recentemente, 22.04 LTS, sono diventate veri e propri pilastri di infrastrutture critiche in tutto il mondo.

Parallelamente, Canonical ha promosso e sostenuto lo sviluppo di una serie di “flavour” ufficiali di Ubuntu, ognuno dotato di un ambiente desktop differente, come Kubuntu (con KDE Plasma), Xubuntu (con XFCE), Lubuntu (con LXQt), Ubuntu MATE, Ubuntu Budgie, e Ubuntu Studio, pensati per utenti con esigenze diverse in termini di risorse hardware, stile visivo o applicazioni professionali.

Sul fronte della distribuzione dei pacchetti, Canonical ha introdotto nel 2014 un nuovo formato chiamato Snap, concepito per essere universale, sicuro, e facilmente aggiornabile. I pacchetti Snap possono essere eseguiti su diverse distribuzioni Linux e permettono una gestione più semplice delle dipendenze, ma non sono privi di critiche, in particolare da parte di chi preferisce formati più leggeri e integrati come .deb o Flatpak.

Ubuntu ha avuto anche l’ambizione di entrare nel mondo della telefonia mobile: nel 2013 viene annunciato Ubuntu Touch, sistema operativo pensato per smartphone e tablet, con l’obiettivo di proporre un’esperienza convergente tra i vari dispositivi. Nonostante le grandi aspettative e il lancio di alcuni device in collaborazione con produttori come BQ e Meizu, il progetto non riesce a raggiungere un’adozione di massa e viene abbandonato da Canonical nel 2017.

Tuttavia, la comunità ne ha raccolto l’eredità, proseguendo lo sviluppo attraverso la fondazione UBports, che ancora oggi mantiene Ubuntu Touch attivo su dispositivi selezionati.

Nel corso del tempo, Ubuntu ha conquistato il cuore di milioni di utenti in tutto il mondo, distinguendosi per l’equilibrio tra semplicità e potenza, per la capacità di innovare restando fedele ai principi del software libero, e per il suo ruolo sempre più centrale nel mondo professionale, universitario e scientifico.

Oggi, Ubuntu continua a essere una delle distribuzioni Linux più diffuse e riconosciute, usata in ambito desktop, server, cloud, AI, edge computing e Internet of Things. Canonical, pur restando un’azienda privata, ha mantenuto vivo lo spirito originario della distribuzione, puntando su stabilità, apertura e interoperabilità.

Come affermava Mark Shuttleworth nei primi anni del progetto:

“Ubuntu è più di un sistema operativo. È un’idea. Un modo di pensare la tecnologia come qualcosa che appartiene a tutti. Una piattaforma che unisce persone e comunità, anziché separarle.”

E ancora oggi, Ubuntu resta un simbolo accessibile, libero e universale dell’ecosistema Linux, con uno sguardo rivolto non solo all’innovazione, ma anche – e soprattutto – all’umanità attraverso la tecnologia.

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