Gli anni Dieci del Duemila si aprono con la completa affermazione del mobile come piattaforma dominante per l’informatica di consumo.
Nel 2010, per la prima volta, le vendite di smartphone superano quelle dei PC tradizionali: un segnale chiaro che Android e iOS sono ormai i “sistemi operativi per le masse”.
Durante questo decennio, Android consolida la sua posizione come OS mobile più diffuso globalmente (grazie alla varietà di dispositivi e produttori che lo adottano), mentre iOS mantiene un’enorme rilevanza soprattutto nei mercati occidentali e nella fascia alta, con una base di utenti molto fedele all’ecosistema Apple.
La concorrenza sui sistemi operativi mobili praticamente si riduce a questi due attori: altre piattaforme provano a emergere ma falliscono nel ritagliarsi uno spazio significativo. Microsoft, ad esempio, dopo aver rilanciato la sua piattaforma con Windows Phone 8 e acquisito la divisione mobile di Nokia, nel 2015 si arrende e interrompe lo sviluppo del sistema (i dispositivi Windows 10 Mobile verranno dismessi nel giro di pochi anni per mancanza di app e quote di mercato minime).

Windows 10 Mobile Start Screen
BlackBerry abbandona il suo storico OS proprietario e nel 2013 tenta un rinnovamento con BlackBerry 10, ma anche questo sforzo si rivela vano e l’azienda finirà per adottare Android su quei pochi modelli prodotti verso la fine del decennio.
Altre iniziative, come Firefox OS di Mozilla o Ubuntu Touch, mirate a introdurre sistemi open source alternativi per smartphone, ottengono solo successi effimeri in ambiti ristretti. Di fatto, gli anni 2010 consacrano un duopolio nel mobile: miliardi di dispositivi nel mondo eseguono una qualche versione di Android o iOS, offrendo agli utenti funzionalità in continuo ampliamento, dalla navigazione GPS ai pagamenti digitali, dalla realtà aumentata alla biometria (impronte digitali, riconoscimento facciale per sbloccare il telefono).
I sistemi operativi mobili in questo periodo maturano sotto ogni aspetto: migliorano la sicurezza (aggiornamenti più frequenti, introduzione della crittografia dei dati di default), ottimizzano i consumi per garantire maggior durata della batteria, e integrano servizi cloud per sincronizzare foto, documenti e impostazioni dell’utente su più dispositivi.
Parallelamente, i sistemi operativi desktop proseguono il loro sviluppo, sebbene il mercato PC cresca più lentamente. Microsoft lancia Windows 10 nel 2015, scegliendo un approccio nuovo: Windows 10 viene offerto come “servizio” in costante aggiornamento gratuito per gli utenti, unificando finalmente tutte le piattaforme (desktop, notebook, tablet, convertibili e persino console Xbox) sotto un unico ombrello software.

Windows 10
Windows 10 adotta un’interfaccia che cerca di coniugare il mondo classico dei PC con alcune idee dai tablet (dopo il tentativo non troppo fortunato di Windows 8 di puntare tutto sull’interfaccia touch). Questo sistema operativo diventa il nuovo standard di fatto per i computer personali nel corso del decennio, sostituendo gradualmente Windows 7 e mantenendo la compatibilità con la miriade di applicazioni aziendali scritte negli anni passati.
Apple, dal canto suo, continua ad affinare macOS (nome assunto da Mac OS X dal 2016), integrandolo sempre più con iOS: funzioni come Continuity permettono agli utenti di iniziare un’attività sul Mac e continuarla su iPad o iPhone e viceversa, segno di un ecosistema cross-device. Inoltre, Apple introducendo il Mac App Store (2011) e Microsoft con il Windows Store (2012) portano anche su desktop il modello di distribuzione delle applicazioni tramite store centralizzati tipico del mobile, sebbene su PC la distribuzione tradizionale del software continui ad esistere.

Mac OS X "El Capitan" del 2015
Un’altra tendenza significativa è l’affermazione di Chrome OS di Google nel settore educativo e dei laptop a basso costo: dal 2011 in poi, i Chromebook, portatili economici basati su un sistema operativo leggerissimo incentrato sul browser Chrome, trovano ampia diffusione nelle scuole e tra gli utenti con esigenze focalizzate su web e cloud, mostrando un approccio alternativo al concetto di OS desktop. In ambito server e infrastrutturale, gli anni 2010 sono dominati dal paradigma del cloud computing.
Le aziende di ogni dimensione spostano sempre più carichi di lavoro dai propri server interni a data center remoti gestiti dai giganti tech (Amazon AWS, Microsoft Azure, Google Cloud).
Questo cambiamento modifica anche il ruolo dei sistemi operativi: nei data center cloud, il sistema operativo “ospite” è spesso invisibile al cliente finale (che si limita a eseguire le proprie applicazioni), mentre l’infrastruttura sottostante è altamente standardizzata, con Linux a fare la parte del leone (la stragrande maggioranza dei servizi cloud gira su macchine Linux) e Windows Server mantenuto soprattutto per la compatibilità con applicazioni aziendali Microsoft. La gestione di migliaia di server porta all’adozione di tecnologie di orchestrazione e containerizzazione: verso metà del decennio si diffondono i container (come Docker), che permettono di eseguire applicazioni isolate l’una dall’altra su un unico kernel, rendendo il deployment molto più efficiente rispetto alle macchine virtuali tradizionali.
Strumenti come Kubernetes (reso open source da Google nel 2014) automatizzano la gestione di questi container su vasta scala, al punto che si parla di orchestrazione come di un nuovo “livello operativo” sopra il sistema operativo vero e proprio. Di conseguenza, pur rimanendo fondamentale, il sistema operativo server diventa per così dire parte di uno strato più ampio: l’utente finale dell’era cloud raramente interagisce direttamente con il sistema operativo sottostante (che sia Linux o Windows), bensì con piattaforme applicative o servizi web astratti dall’OS sottostante.
Nel corso degli anni 2010, emergono anche nuovi campi di applicazione per i sistemi operativi. Un esempio è quello dei dispositivi indossabili (wearables): smartwatch come il Pebble (2013) o l’Apple Watch (2015) hanno sistemi operativi dedicati (rispettivamente, firmware proprietario e watchOS di Apple) progettati per funzionare con schermi piccolissimi e hardware a bassissimo consumo, ma integrati con gli ecosistemi smartphone.

Apple Watch (1ª generazione, 2015) – originale con cinturino “Milanese Loop”. (Foto di David Adam Kess, CC BY‑SA 4.0 - Wikimedia Commons)
Un altro esempio è l’elettronica di consumo e la domotica: smart TV, smart speaker, termostati intelligenti, molti di questi dispositivi eseguono versioni embedded di sistemi operativi (Android TV per televisori, FireOS o altre varianti Linux per gli altoparlanti intelligenti tipo Amazon Echo) che gli utenti però percepiscono semplicemente come “funzionalità” dell’oggetto.
Anche le automobili diventano sempre più “computer su ruote”: sistemi come Android Auto e Apple CarPlay (metà anni 2010) permettono di integrare il proprio smartphone nel sistema di infotainment dell’auto, mentre alcune vetture (Tesla su tutte) girano un vero e proprio sistema operativo proprietario basato su Linux, per gestire tutto, dalla navigazione all’assistenza alla guida. In campo sociale, tutte queste innovazioni fanno sì che le persone siano connesse in modo permanente: l’era dello smartphone-first vede utenti per cui l’accesso primario a Internet e servizi digitali avviene da mobile, con il PC relegato a compiti più specifici (produttività, gaming hardcore, sviluppo software, ecc.).
Apple CarPlay
Le aziende tecnologiche più grandi del mondo (Google, Apple, Microsoft, Amazon, Facebook) basano il loro potere su piattaforme software e sistemi operativi che connettono miliardi di utenti, creando ecosistemi chiusi. Questo porta a discussioni e sfide legali sul controllo delle piattaforme e la privacy: ad esempio, si dibatte sul potere di Apple nel limitare l’accesso al suo App Store oppure sulle politiche di aggiornamento di Android frammentate tra vari produttori. Inoltre, dopo le rivelazioni sullo spionaggio informatico (caso Snowden 2013) e grandi attacchi informatici a livello globale (come i ransomware), cresce l’attenzione sulla sicurezza e la crittografia, con i sistemi operativi mobili che iniziano a cifrare di default i dati degli utenti e a offrire strumenti come l’autenticazione a due fattori integrata.
Verso la fine degli anni 2010, i mainframe vivono una sorta di rinascita di nicchia: IBM continua a produrre nuove generazioni di mainframe (come lo z14 nel 2017) che integrano tecnologie moderne, per esempio motori di cifratura hardware e la capacità di far girare migliaia di container Linux accanto al tradizionale sistema z/OS.
Vengono sempre presentati come soluzioni per grandi aziende con esigenze di sicurezza e throughput elevatissimo, mostrando come questa classe di sistemi operativi ultra-affidabili, nata negli anni ’60, si sia adattata e trovi ancora posto nel mondo contemporaneo come ossatura invisibile di molti servizi (banche, carte di credito, prenotazioni aeree).
In sintesi, gli anni 2010 consegnano un panorama in cui i sistemi operativi sono dappertutto: dai telefoni ai server remoti, dagli orologi ai frigoriferi smart. L’utente medio interagisce con decine di dispositivi dotati di un OS (sebbene spesso non se ne renda conto), e l’esperienza digitale diventa fluida: foto scattate sul telefono appaiono sul PC via cloud, assistenti vocali rispondono a domande collegandosi a server remoti, e applicazioni web evolute girano dentro browser al punto che il confine tra OS locale e servizi online si assottiglia sempre più.