Gli anni Settanta vedono un ulteriore allargamento dell’orizzonte informatico, sia sul fronte dei grandi sistemi sia su quello nascente dei piccoli computer individuali.
In apertura del decennio fa la sua comparsa ufficiale Unix: il sistema operativo sviluppato ai Bell Labs viene riscritto in linguaggio C nel 1973, diventando portabile su macchine diverse.

Immagine storica di Ken Thompson e Dennis Ritchie al lavoro su un PDP-11 presso i Bell Labs – fonte: AT&T / Bell Labs (uso storico/divulgativo)
Questa scelta tecnica straordinaria consente a Unix di diffondersi rapidamente nel mondo accademico e industriale, tramite licenze a università e aziende che ne apprezzano la flessibilità.
Unix introduce un modello di sistema operativo multipiattaforma e modulare, con caratteristiche avanzate per l’epoca: multitasking, multiutente, file system gerarchico e una filosofia in cui tanti piccoli programmi fanno uno specifico compito (la “filosofia Unix”). Nelle università di tutto il mondo nascono varianti ed estensioni di Unix, ponendo le basi per una famiglia di sistemi operativi che avrà lunghissima vita (ancora oggi macOS di Apple e Linux si ispirano a Unix).
Nel contempo, i produttori di minicomputer come Digital Equipment Corporation sviluppano propri OS: ad esempio DEC crea sistemi come RSTS e, nel 1978, VMS per il potente minicomputer VAX.
I mainframe continuano a evolversi anch’essi: IBM introduce tecniche come la virtualizzazione (il sistema VM/370, lanciato nel 1972, consente di eseguire più istanze di sistemi operativi “virtuali” su un solo mainframe, un concetto talmente avanti da trovare ampia applicazione pratica solo molti anni dopo nell’era del cloud).
In generale, nei datacenter degli anni ’70 i sistemi operativi diventano sempre più complessi e robusti, supportando decine di terminali interattivi e gestendo al meglio risorse costose come CPU e memoria. Tuttavia, la vera rivoluzione di questo decennio avviene fuori dai grandi centri di calcolo, con i primi passi dell’informatica personale.
A metà anni Settanta, infatti, l’invenzione del microprocessore rende possibile la costruzione di microcomputer a costi relativamente accessibili.
Nel 1975 il kit Altair 8800 accende l’entusiasmo degli hobbisti: pur privo di un vero monitor video o di un sistema operativo sofisticato, questo computer a basso costo mostra che è possibile avere un calcolatore sulla scrivania di casa. Sulla scia dell’Altair, nuovi microcomputer compaiono sul mercato: Tandy/Radio Shack propone il TRS-80, Commodore lancia il PET, e soprattutto nel 1977 Steve Jobs e Steve Wozniak presentano l’Apple II, uno dei primi personal computer di successo commerciale.

Apple II Europlus (Foto collezione privata Felice Pescatore)
Queste macchine “personali” inizialmente usano software molto semplici per l’avvio e il controllo: spesso un monitor di sistema residente in ROM o un interprete BASIC fungono da ambiente operativo minimale.
Verso la fine del decennio compaiono però i primi sistemi operativi per microcomputer più strutturati: un esempio è CP/M (Control Program for Microcomputers), creato da Gary Kildall, che diventa lo standard de facto per molti computer a 8 bit.

CP/M 2.2 su Apple III
CP/M offre un’interfaccia a riga di comando e la gestione di file su disco, richiamando in piccolo le funzionalità dei sistemi maggiori. Proprio CP/M ispirerà direttamente l’MS-DOS di Microsoft negli anni successivi. In questo periodo germoglia quindi l’idea che ogni individuo potrebbe avere un computer proprio, con un sistema operativo personale: un concetto rivoluzionario se si pensa che solo pochi anni prima si dubitava dell’utilità di un computer fuori da un centro di calcolo.
Socialmente, gli anni Settanta segnano l’inizio della “democratizzazione” informatica: piccoli imprenditori, appassionati e club di elettronica (come l’Homebrew Computer Club in California) sperimentano nuovi usi per i microcomputer, gettando le basi per l’industria del personal computer.
Mentre i mainframe restano fondamentali per enti e grandi aziende, all’orizzonte si intravede un futuro in cui l’informatica entrerà anche nelle case, grazie a sistemi operativi sempre più semplici da usare e pensati per utenti non specialisti.