Amiga non è solo un nome: è un simbolo. Per molti appassionati di informatica, evoca innovazione, creatività e visioni futuristiche. La sua storia prende il via nel 1982 e, nonostante i decenni passati e i cambiamenti epocali del settore, continua ad affascinare una comunità internazionale di appassionati e collezionisti.
Tutto comincia a Santa Clara, California, dove Jay Miner, leggendario ingegnere dell’Atari, decide di abbandonare la casa madre per inseguire un sogno più ambizioso. Con un piccolo gruppo di visionari fonda Hi-Toro, finanziata in modo decisamente originale da tre dentisti della Florida, che investono 7 milioni di dollari puntando sulla crescita del mercato delle console. Inizialmente, Hi-Toro si dedica alla produzione di accessori per videogiochi, come l’originale Joyboard, ma l’ambizione vera è un’altra: costruire un computer rivoluzionario, basato sul processore Motorola 68000, il più avanzato dell’epoca.
The Joyboard della Hi-Toro (foto da internet a scopo storico/diviulgativo - ove presenti, i diritti appartengono ai legittimi proprietari)
Attorno a Miner si radunano figure destinate a diventare leggendarie: Dave Haynie, RJ Mical, Carl Sassenrath, e Dave Morse, ex dirigente della Tonka. L’azienda lavora in segreto, utilizzando nomi femminili come codename per i chip, mantenendo massima riservatezza sulle funzionalità del nuovo sistema.
Fin da subito emergono divergenze all’interno del team: console o computer? La decisione finale sarà chiara e vincente: creare una macchina general purpose, espandibile e multitasking, pensata per essere avanti anni luce rispetto alla concorrenza. Miner, con la sua esperienza nella grafica custom, spinge per dotare il sistema di una potente sezione video con supporto HAM (Hold-And-Modify), che permetterà prestazioni grafiche incredibili per l’epoca.
Jay Miner
Nel 1983 l’azienda cambia nome in Amiga Inc., una scelta che ha molteplici spiegazioni. Secondo alcuni, il termine “Amiga” fu scelto per posizionarsi davanti, in ordine alfabetico, a Apple e Atari. Altri vedono un omaggio al termine spagnolo “amica”, riflesso dello spirito giocoso del team. C’è anche chi suggerisce che AMIGA sia un acronimo non ufficiale: Advanced Multitasking Integrated Graphics Architecture. Quale che sia la verità, il nome sarebbe presto diventato iconico.
Primo Logo dell'Amiga
Nel frattempo prende forma il primo prototipo: “Lorraine”, dal nome della moglie del presidente Dave Morse. I tre chip custom che costituiscono l’anima del sistema vengono finalmente sviluppati:
- Agnus, il cuore dell’hardware, gestisce il memory access e la sincronizzazione.
- Denise (ex “Daphne”) si occupa della grafica video.
- Paula gestisce il suono e le porte I/O.
Nel gennaio 1984, in piena crisi finanziaria, Amiga Inc. si presenta al CES di Las Vegas alla disperata ricerca di investitori.
È in quell’occasione che viene mostrata la prima demo Boing!, diventata poi il simbolo stesso del brand. Una sfera rossa e bianca che rimbalza fluidamente sullo schermo, con tanto di effetti sonori in tempo reale. Un’anteprima sbalorditiva delle capacità multimediali dell’Amiga.
Anche Steve Jobs, presente in fiera, si dice colpito.
Demo "Boing!"
Nonostante l’entusiasmo, le risorse finanziarie si stanno esaurendo. Al CES estivo viene finalmente mostrato un prototipo più maturo, ma le entrate non bastano. Amiga si trova davanti a un bivio: chiedere un prestito o vendere.
Inizia il corteggiamento: Atari si fa avanti proponendo un prestito da mezzo milione di dollari in cambio dell’accesso ai chip custom. La trattativa è avviata, ma nel frattempo entra in scena Commodore, con un’offerta decisamente più concreta: 27 milioni di dollari in cash, e una proposta che diventerà leggenda: “How about being part of our gang?”
Anche se la frase non è mai stata confermata ufficialmente, è diventata parte della mitologia dell’Amiga. Atari, tagliata fuori, farà causa a Commodore per concorrenza sleale.
Alla fine del 1984, Amiga Inc. entra ufficialmente a far parte del gruppo Commodore, sancendo la nascita di uno dei personal computer più amati della storia. Il meglio deve ancora venire.