L’evoluzione di Linux

Nonostante l’unione nel sistema operativo GNU/Linux, lo sviluppo di GNU e di Linux continua in modo disgiunto e nel 1996 (9 giungo) viene rilasciata la versione 2.0 di Linux che ne aumenta fortemente la compatibilità con l’hardware esistente ed introduce il supporto ai sistemi SMP (Symmetric multiprocessor system), ovvero i sistemi multi processore. Nelle diverse minor release il Kernel matura in modo esponenziale, in particolare con la versione 2.4 (4 gennaio 2001) che aggiunge caratteristiche fondamentali come il supporto al plug-and-play e all’USB.

L’impegno e il costo di sviluppo aumenta significativamente e nel 2007, per supportare il processo in modo efficace, nasce The Linux Foundation, associazione senza fini di lucro costituita dalla fusione di Free Standards Group e Open Source Development.

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Nel luglio del 2011 viene rilasciata la versione 3.0, ottimizzando tutte le patch accumulate negli anni che, come affermato direttamente da Torvalds, hanno fanno diventare Linux “gonfio e grosso” e non più scattante come agli inizi.

L’ottimizzazione interessa l’intera architettura, consentendo di agevolare al meglio la futura evoluzione che con la versione 3.7 di dicembre del 2012 introduce un approccio strutturato alle architetture ARM, fondamentale per supportare adeguatamente i sistemi operativi in ambito mobile ed embedded, Android in primis. Il robottino verde utilizza infatti Linux sin dai suo primi passi, basando le sue prime versioni sul Kernel 2.6.

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Android utilizza Linux dalla versione 2.6

Il 12 aprile del 2015 viene rilasciata la versione 4.0, che supporta nuovo hardware e introduce la funzionalità di live patching, ossia di aggiornamento “a caldo” senza dover riavviare il sistema, cosa particolarmente utile in ambito server. Lo sviluppo di questa major release, che ora ha raggiunto la minor 4.7 (24 luglio 2016), è supportata dai due principali player di mercato, SUSE e RedHat, oltre che naturalmente dalla Linux Foundation.

Parallelamente allo sviluppo del Kernel, l’intero sistema GNU/Linux continua ad evolvere, così come le tante distribuzioni esistenti, tra le quali si annoverano: Ubuntu, Linux Mint, Debian, Fedora, CentOS / Red Hat Enterprise Linux, openSUSE, Mageia, Arch Linux, Puppy Linux e l’immancabile Slackware.

A queste, negli anni, si sono aggiunte le utilissime distro-live che consentono di avviare il sistema direttamente da supporto removibile senza la necessità di installare nulla sul proprio sistema, cosa particolarmente utile per azioni di recupero e manutenzione.

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Nell’azione di diffusione del sistema GNU/Linux, due elementi hanno aiutato fortemente la sua ascesa: si tratta delle GUI (Graphical User Interface) e degli User Group.

Anche se i puristi di GNU/Linux amano utilizzare le shell testuali, Bash in particolare, va evidenziato come la nascita e l’evoluzione delle specifiche GUI abbia contribuito non poco alla sua diffusione, soprattutto in ambito consumer.

Le due GUI storiche, e probabilmente più popolari, sono KDE e GNOME, ma negli ultimi anni si è assistito alla nascita di tutta una serie di soluzioni pensate per ambiti specifici, a volte anche estreme e considerabili poco più che proof-of-concept.

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KDE

Come accennato, il secondo fattore di supporto all’espansione di GNU/Linux è la costituzione di molteplici Linux User Group (LUG), gruppi di persone che condividono la stessa passione per il software libero e GNU/Linux in particolare.

Questi gruppi hanno dato, e danno tutt’ora, una forte spinta alla diffusione del sistema operativo, promuovendo incontri specifici e organizzando annualmente il Linux Day, ovvero una giornata pensata per avvicinare nuovi utenti, attraverso una serie di eventi contemporanei in diverse città d’Italia. La manifestazione è nata nel 2001 per iniziativa di Davide Cerri dell’Italian Linux Society (ILS), imponendosi nel tempo come la principale manifestazione italiana no-profit dedicata a GNU/Linux e al software libero, arrivando a contare quasi 150 manifestazioni locali collegate.

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