Da Software Plus ad Ashton-Tate

Subito dopo l’accordo, George Tate e Hal Lashlee decisero di cambiare il nome della società da “Software Plus” a qualcosa di meno generico. Il nuovo nome è Ashton-Tate, come combinazione del cognome di Tate e del nome del suo pappagallo (ameno questo è l’aneddoto).

Anche il nome Vulcan fu abbandonato, vista l’esistenza un sistema operativo con quel nome prodotto da Harris Computers in Florida, oltre al rischio di possibili azioni legali da parte di Paramount in merito alla saga Star Trek. Il prodotto viene ribattezzano in "dBASE II" (e non dBASE I) per dare l’impressione che si tratti di una versione matura e consolidata: questo salto di numerazioni sarà una strana caratteristica dell’evoluzione di dBASE.

dbase ii cpmdBASE II su cp/m

Il prezzo della licenza viene fissato a 700 dollari (circa 2000 alle quotazioni odierne) e pubblica il primo annuncio di dBASE II sul Byte gennaio 1981, una intera pagina scritta da stesso Hal Pawluk (responsabile marketing).

dBASE II si afferma rapidamente come standard de facto per i database sui computer personali CP/M e, successivamente, sui PC IBM compatibili per i quali arriva il porting su esplicita richiesta di IBM nel 1981. Il software permette agli utenti di creare, manipolare e visualizzare dati con relativa facilità, attirando sia professionisti che sviluppatori indipendenti.

Il successo arriva nonostante i limiti del software, dovuti all’hardware ad 8bit su cui era stato progettato e quindi al limite di memoria indirizzabile 64k, che limitava il numero di righe e colonne gestibile, nonché la velocità delle operazioni.

Nel 1983, Ashton-Tate completa l’acquisizione di tutti i diritti relativi a dBASE, portando Ratliff a bordo come vicepresidente e responsabile dello sviluppo di dBASE III con un team 24 programmatori.

L’ascesa del PC IBM spinge le vendite e il posizionamento di dBASE II, tanto da arrivare ad avere un PC su 10 con il database pre-installato (con un totale di circa 200.000 copie vendute), portando Ashton-Tate nel 1983 alla sua IPO (Initial Public Offering), e raccogliendo 14 milioni di dollari. Il numero di dipendenti supera velocemente i 200, e i ricavi annuali raggiungono i 43 milioni di dollari. Durante questo periodo, Ashton-Tate si afferma come una delle “Big Three” software company per PC, insieme a Microsoft e Lotus Development Corporation.

Un passo strategico è l’introduzione del runtime dBASE II, che consente agli sviluppatori di creare applicazioni autonome basate su dBASE, distribuibili senza che l’utente finale debba possedere una copia del software originale. Questa soluzione si rivela popolare tra gli sviluppatori, ma il costo elevato del runtime spinge molte aziende a sviluppare cloni più economici, come Clipper e FoxPro, che cominciano ad erodere quote di mercato ad Ashton-Tate.

Nel giugno del 1984 arriva dBASE III, un aggiornamento parziale del software scritto in linguaggio C, che migliora le prestazioni e l’adattabilità su piattaforme a 16 bit.  

Dopo un anno e mezzo di distanza (dicembre 1985) Ashton-Tate rilascia dBASE III Plus.

dbase iii plusdBASE II Plus

In particolare, dBASE Plus offre una serie di nuove funzionalità, la più significativa delle quali è una nuova interfaccia chiamata Assist, che consente agli utenti di sfruttare gran parte della potenza di dBASE III semplicemente tramite menu a discesa:

“gli utenti possono ora creare query complesse semplicemente selezionando dai menu a discesa di dBASE III PLUS" [pubblicità del periodo]

Grazie anche ad Application Generator, per consentire di creare nuovi database più velocemente, dBASE III Plus è probabilmente la versione di maggior successo di dBASE, fatto comprovato anche dalla leadership di mercato, raggiunge circa il 70%, e dalla longevità.

Il 14 agosto 1984, all’età di 40 anni, Tate muore inaspettatamente per un infarto ed Edward M. Esber Jr (Ed Esber), suo vice addetto al marketing ed ex VisiCorp, assunse il ruolo di CEO dopo poche settimane dal suo ingresso in azienda.

ed esberEdward M. Esber Jr

L’ascesa di Esber, nella quasi totale indifferenza di Lashlee che lascerà completamente Ashton-Tate nel gennaio del 1986, sposta lo stile di gestione da quello più libero e fluido di Tate a uno più strutturato e direttivo.

Ma la cosa che, in un futuro non troppo lontano, avrebbe messo in crisi il futuro di dBASE fu la decisione di dichiarare guerra alla grande, e in rapida crescita, comunità di sviluppo di dBASE che aveva sviluppato un vero e proprio ecosistema omnicomprensivo: dai plugin, che estendevano le capacità di dBASE o correggevano bug, ai libri, ai seminari di formazione e un esercito di migliaia di sviluppatori che creavano, mantenevano e vendevano applicazioni dBASE.

Per qualche ragione, Esber ritenne questo ecosistema fonte di guadagni impropri, perché le aziende/sviluppatori coinvolte (1.800 per circa 1.700 prodotti complementari) vendevano applicazioni dBASE grazie al suo runtime senza far guadagnare direttamente Ashton-Tate.

Inoltre, poiché gli sviluppatori erano in grado di utilizzare dBASE come un de ambiente di sviluppo, e quindi creare un’applicazione standalone completa, l’utente finale non si rendeva nemmeno necessariamente conto di usare dBASE. Gli sviluppatori che desideravano creare applicazioni dBASE standalone dovevano acquistare il compilatore dBASE da Ashton-Tate, ma quello era l’unico introito per la società.

La prima conseguenza fu il prezzo alto del runtime, cosa che però ebbe l’effetto di spingere  alcuni sviluppatori a creare dei compilatori alternativi indipendenti: dBXL, QuickSilver, Arago, Clipper e Force, con Clipper probabilmente il principale e di maggior successo.

Poiché questi compilatori venivano venduti ben al di sotto del prezzo di vendita al dettaglio del compilatore dBASE di Ashton-Tate, le vendite della versione runtime di dBASE crollarono, generando il classico effetto del cane che si morde la coda.

Piuttosto che reagire strategicamente alla sfida (ad esempio abbassando i prezzi), Esber iniziò a intentare azioni legati verso i vari membri della comunità dBASE che riteneva stessero minacciando il controllo di Ashton-Tate sul mercato dBASE

Queste azioni si estesero ben oltre gli sviluppatori di runtime alternativi: in particolare, un primo obiettivo dell’AD fu un gruppo di sviluppatori indipendente che stavano lavorando per creare quella che veniva chiamata una specifica "dBASE standard". Gli stessi furono minacciati di una causa per violazione se non avessero cessato immediatamente il lavoro, portando alla specifica standard nota come "xBase".

Il secondo fronte fu quello di dichiarare che il lignaggio di programmazione usato da dBASE non poteva essere utilizzato in applicazioni terze senza esplicita autorizzazione di Ashton-Tate, per arrivare poi a minacciare di causa chiunque avesse utilizzato la parola "dBASE" nei propri materiali di formazione.

La fama di Esber divenne presto di assoluta accezione negativa, visto anche le sue esternalizzazioni nelle conferenze pubbliche, anche se, con un’analisi più attenta emergerebbe che l’AD di Ashton-Tate non stava indirizzando la sua ira verso gli sviluppatori, piuttosto verso le aziende e coloro che sfruttando dBASE stavano producendone cloni come FoxPro.

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