La gestione dei fondi di magazzino

Per 10 anni, dal 1983 al 1993, migliaia di cassette invasero le edicole: più di 100 collane misero sul mercato una infinità di esemplari, coprendo la maggioranza delle edicole sul territorio nazionale. L’apice, probabilmente, si raggiunge nel 1986 quando, ad esempio, per le sole collane dell'editore SIPE vennero prodotte un milione di cassette.

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A questi numeri enormi si accompagnarono anche un numero elevati di resi (pratica tipica dei giornali e riviste in edicola) che però non provocò un altrettanta giacenza di grandi dimensioni, questo perché gli editori si adoperarono sin da subito nel trovare modi, anche creativi, per disfarsene. 

Una delle tecniche più usate fu quella di creare raccolte che univano più numeri invenduti e riproporle nelle edicole quasi come fossero una collana a parte, sia con una nuova veste, ma anche, semplicemente, sigillando insieme più cassette e riviste giacenti. In alcuni casi veniva apposta un’etichetta con la dicitura “ristampa”.

giochi cassette resi ristampa

L'apice del riciclo dei fondi di magazzino si raggiunse con il raggruppamento delle Hit Parade tutte in una sola volta: ben 120 giochi al costo di un singolo numero.

Parallelamente, gli editori dovevano anche occuparsi di garantire un certo stock di arretrati, ordinabili tramite le istruzioni sulle riviste e pagabili, ad esempio, inviando francobolli o effettuando un versamento sul conto corrente postale dell'azienda. 

Non di rado, però, avendo eliminato gli stock in concomitanza della conclusione di una collana, poteva capitare che, se si chiedeva un arretrato inviando il pagamento come descritto, l’editore non riuscisse a soddisfare la richiesta perché aveva esauriti i fondi di magazzino. In tal caso veniva inviata una cassetta anonima copiata dal master dell'originale, senza scritte e senza manuale, magari accompagnata da un numero non richiesto, in confezione originale, ancora in stock.

La Pubblirome/Edigamma, come detto il più longevo degli editori, fin dall'inizio sfruttò l’idea “dell’offerta del mese”, con cui riproponeva costantemente in edicola le giacenze:

10 fantastiche cassette a solo 15.000 lire comprese di spese di spedizione, da richiedere inviando l'importo in francobolli all'azienda

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Come descritto nell’approfonditamente dedicato a Pubblirome, le cassette altro non erano che rimanenze di magazzino frutto di resi, ma l’iniziativa era un affare sia per l’editore, che si liberava dei fondi di magazzino, che per l'acquirente, che, tipicamente, al costo di 2 cassette se ne vedeva arrivare ben 10 direttamente a casa. L’incognita principale era dovuta al fatto di non sapere cosa si sarebbe ricevuto, dato che la scelta delle cassette era casuale e si rischiava di ricevere un numero di una collana che già si possedeva.

Anche gli editori delle “cassette napoletane” dovettero affrontare la gestione dei resi, anche se la strada scelta fu diversa: solitamente si riutilizzavano le casette sovrascrivendole, sfruttando il fatto che le stesse erano senza scritte riconoscibili. Nel caso delle famose cassette F.S.N., il problema venne risolto cedendo i resi ai venditori dei mercati cittadini, mentre la Di.Erre, intorno al 1992, propose in edicola una nuova rivista chiamata TRIS 64 contenente 3 dischi floppy provenienti da 3 riviste diverse (ZIP Disk e M.A.S.H in particolare), venduta ad un prezzo vantaggioso: 10.000 lire nel primo e secondo numero e solo 5000 lire dal terzo in poi. 

Anche i fondi di magazzino della famosa (nel nome più che altro) rivista Pirata, ricomparvero, tra la fine del 1992 e gli inizi del 1993, con un bollino "special" attaccato sopra, e con allegato una cassetta Alga Soft (per Commodore 64) o floppy pirata per Commodore Amiga

L’ultimissima idea che gli editori ebbero per riciclare i fondi di magazzino delle cassette da edicola fu quella di inserire le cassette nelle famose Buste Sorpresa: capitava, quindi, di comprare una di queste buste busta sorpresa e dentro trovarci adesivifumettipupazzetti economici e.... una cassetta per home-computer.

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