Computer History Manifesto

COMPUTER HISTORY MANIFESTO

“The way we were”

In un mondo tecnologico a "dimenticanza rapida" come quello del computer che appare sempre proiettato verso il futuro in termini di miglioramenti continui (vedi legge di Moore) occorre di tanto in tanto sapersi soffermare e guardare indietro per riconoscere e ricordare le pietre miliari del cammino finora percorso.

Per questo i nostri valori sono scolpiti in modo indelebile, come accadeva con l’incisione delle schede perforate agli albori dell’informatica. 

MEMORIA e VISIONE per ricordare da dove l'informatica è nata e per capire cosa ci ha trasmesso di utile e buono per il futuro
COMPETENZA e CONOSCENZA per trasmettere in modo chiaro e preciso il proprio messaggio
CONDIVISIONE DELLA CONOSCENZA perché nessuno ne è custode assoluto
UMILTÀ e CURIOSITÀ rendersi sempre disponibile ad approfondire eventuali dissonanze che emergano durante le discussioni
INTERDISCIPLINARIETÀ e CONDIVISIONE DEGLI STRUMENTI per leggere le complesse dinamiche socio-culturali che gli argomenti richiedono
DIVULGAZIONE e APPROFONDIMENTO perché il confronto arricchisce sempre entrambe le parti, sia chi espone sia chi ascolta
DISPONIBILITÀ e PAZIENZA, perché soddisfare la curiosità anche solo di una nuova persona è il vero fine di chi si imbarca nell’impresa
DIFFUSO VOLONTARIATO perché la vera passione è impagabile

 

FELICE PESCATORE ANGELO GALLIPPI CARLO SANTAGOSTINO
GENNARO RAGUCCI SANDRO PORRAZZINI PAOLO COGNETTI
MARCO GASTREGHINI MICHELE DI VIVO BONAVENTURA DI BELLO
MARCO SCATTAREGGIA MUSEO PIEMONTESE DELL'INFORMATICA DAMIANO GAETA
CECILIA BOTTA MASSIMO TEMPORELLI BASIC.NET GALLERY
TULLIO NICOLUSSI DOMENICO MARTINI PAOLO BORZINI
ALBERTO SARCINELLI MAURO ROSPOCHER MASSIMO PETTINA'
MARCO PAOLINI SALVATORE MACOMER MAURIZIO SORRENTINO
CESARE MARINI LUIGI SERRANTONI DAVIDE GUSTIN
GIOVANNI BUSO FRANCESCO BROLLI FABIO CARLETTI
ERIK CHRISTILLE MICHELE LORUSSO LUCA SEVERINI
STEFANO REBECCHI FRANCESCO JORIO FRANCESCO FLAMMINI
VINCENZO CASIRAGHI PAOLO CUZZIT RICCARDO ROMAGNOLI
RICCARDO INSOLIA ANDREA DE PRISCO   

 

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Il mondo del retrocomputing è diventato una realtà consolidata: blog, siti, post ed altro hanno letteralmente invaso il web e, sempre più spesso, anche la carta stampata. Tutto questo entusiasmo porta, inoltre, alla creazione di eventi in cui è possibile “toccare con mano” i sistemi che hanno fatto storia e partecipare a veri e propri seminari incentrati su una tematica ben definita o su un particolare sistema.

Si è quindi difronte ad un “movimento” che si dirama attraverso tre diverse scuole di pensiero: quella Tecnica, quella Divulgativa e quella Collezionistica. La prima predilige tematiche squisitamente tecniche, rivolte in modo particolare a esperti in grado di rivoltare un calcolatore (elaboratore elettronico) con naturalezza e sicurezza. La seconda, invece, predilige la divulgazione della storia informatica in modo semplice e immediato, indirizzando i propri sforzi soprattutto ai non tecnici e dando ai sistemi in una corretta collocazione storica e un opportuno posizionamento nella vita comune. La terza è legata più al possesso fine a sé stesso, solo a volte indirizzato a condividere ciò che si ha con terzi.

Le tre scuole vanno a formare quello che potremmo definire il triangolo del retrocomputing.

retrocomputing triangolo Il Triangolo del retrocomputing

Ovviamente, come tutte le cose, c’è una continua contaminazione e spesso gli appassionati sono difficili da inquadrare in una dimensione specifica, anche se la differenza è comunque sempre percettibile. Potremmo, ad esempio, guardare l’insieme da un punto di vista Tecnico-Sociale che approfondisce la relazione tra le macchine e gli uomini, evidenziando come essi si influenzino a vicenda in una sorta di darwinismo combinato.

Approcci diversi finalizzati comunque all’analisi e la conservazione di quello che, dopo la rivoluzione industriale, è sicuramente il cambiamento che più di ogni altro ha influenzato il progresso tecnologico, accelerandolo come mai in passato:

  • il tecnico si occupa di salvare la maggior quantità possibile di materiale, recuperandone la funzionalità, esplorandone le note tecniche sia dell’hardware che del relativo software, il tutto per salvaguardarne la memoria funzionale.
  • Il divulgatore, oltre a salvare il possibile preservando al meglio i sistemi, si occupa anche di rendere accessibile agli altri i beni materiale e le conoscenze acquisite, per poterle condividere, finalizzando spesso il tutto alla realizzazione di mostre ed eventi.
  • il collezionista, invece, si occupa in modo più accentuato dell'aspetto esteriore e alla completezza delle configurazioni, finalizzando solo a volte, la sua attività alla realizzazione di esposizioni e quindi all’aspetto divulgativo sopra evidenziato ma comunque, sempre ponendo sé stesso al centro del discorso.

Come è evidente i fattori sono tanti, tutti spinti dall’entusiasmo e caratterizzati da specifiche connotazioni che però non devono far perdere il lume, ovvero evidenziare come dietro quei grigi contenitori e quei buffi dischi flessibili ci sia l’ingegno, la passione e, perché no, la vena artistica di tantissime persone che in uno schiocco di dita (se comparato al ritmo evolutivo precedente) hanno trasformato il volto della nostra società.

Da queste considerazioni che nasce il COMPUTER HISTORY MANIFESTO “The way we were”, che sintetizza l’idea di “storico informatico” condivisa da alcuni dei più grandi appassionati italiani.

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