Apple must make Macintosh a standard

Quella che vi proponiamo in questo approfondimento  è una lettera, contenuta in “The Forbes Book of Great Business Letters”, scritta da Gates il 25 giugno del 1985 ed indirizzata al management di Apple. Attenzione, la data è rilevante perché è di poco successiva all’uscita di Jobs da Apple (31 Maggio 1985). La lettera è indirizza, chiaramente, a Sculley e a Gassée (poi BeInc) capo del progetto MAC.

gates sculleyGates e Sculley al meeting Apple di Miami del 1984

 

A: John Sculley, Jean Louis Gassée

Da: Bill Gates, Jeff Raikes

Data: 25 giugno 1985

Oggetto: Licenza Apple per la tecnologia Mac

Cc: John Shirley

 

 

Premessa

Apple detiene la posizione di leader di innovazione tecnologia nel business dei personal computer, cosa che dovrebbe spingerla a creare uno standard di riferimento per tecnologie avanzate ed innovative. Apple deve definire un’architettura “rivoluzionaria”, incompatibile con altre le architetture esistenti. In sostanza: Apple deve trasformare il Macintosh in uno standard.

Nessun produttore di personal computer, compreso IBM , può però pensare di creare uno standard indipendentemente da fornitori terzi e nonostante Apple sia consapevole di ciò, attualmente non è riuscita ad assicurarsi il supporto indipendente necessario a far diventare le proprie soluzioni uno standard de-facto. (...)

Al contrario, IBM ha investito fortemente in una architettura aperta che favorisce la creazione di sistemi compatibili, periferiche, formazione per utenti e venditori, il tutto volto a convogliare abitudini e percezioni difficilmente modificabili. Qualsiasi lacuna del sistema IBM può essere facilmente colmata da uno o più produttori terzi indipendenti. (...)

L’architettura [chiusa] del Macintosh impedisce, di fatti, il contributo di produttori terzi e, in confronto, la soluzione IBM è come se avesse al proprio servizio 100 volte le risorse ingegneristiche di Apple . (...)

 

Conclusioni

Il rapporto tra sviluppo dell’architettura e volume degli investimenti indipendenti è direttamente proporzionale. (...)

Il Mac non è diventato uno standard

Apple, fin ora, non è riuscita ad ottenere la massa critica necessaria per essere considerato un riferimento a lungo termine, a causa di una serie di fattori concorrenti:

  • nel modo Apple non esiste la “competizione” esercitata dai costruttori di “Mac-compatibili”: le società considerano rischioso legarsi troppo al Macintosh, principalmente per i costi e per la relativa diffusione;
  • Apple ha rafforzato la percezione negativa del prodotto a causa del lento rilascio di miglioramenti software ed hardware (es: hard disk, file server, schermo più grande, maggiore capacità di memoria, nuova ROM, software operativo con sviluppi continui). (...);
  • La recente pubblicità negativa che ha interessato il Macintosh può minare la sua credibilità come azienda leader a lungo termine;
  • I produttori indipendenti hanno rafforzato la percezione negativa che si ha del prodotto [Apple], sottolineando proprio la lentezza con cui viene effettuato lo sviluppo hardware e software Mac;
  • La bassa prenotazione sul mercato di Apple le ha impedito di avere la presenza, la formazione ed il supporto terzo di cui avrebbe bisogno;
  • Le pressioni nazionalistiche dei paesi Europei spesso costringono i consumatori a scegliere produttori locali. Gli europei hanno fornitori locali dei sistemi IBM (Compatibili) ma non di quelli Apple. Ciò porterà ad una perdita di penetrazione nel mercato Europeo, come recentemente dimostrato in Francia.

 

Suggerimenti

Apple dovrebbe concedere la licenza relativa alla tecnologia Macintosh almeno a 3/5 importanti costruttori per lo sviluppo di Mac-compatibili.(...), prendendo in considerazione sia produttori americani che europei, in modo che queste, a loro volta, possano coinvolgere altre aziende nel processo. Sony, Kyocera e Alps sono ottimi candidati per la realizzazione di Mac-compatibili.(...)

Metodologia

  1. Le aziende che otterrebbero la licenza per la tecnologia Mac contribuirebbero ad aumentare la credibilità dell’architettura stessa;
  2. Queste aziende avrebbero il ruolo fondamentale di allargare la disponibilità dei prodotti offerti grazie alle loro linee d’assemblaggio Mac Compatibili;
  3. Le aziende licenziatarie introdurrebbero innovazioni e nuove caratteristiche al sistema di base: configurazioni di memoriavideo diversitastiere alternative..
  4. Apple si avvantaggerebbe del fatto che alcuni costruttori possano produrre una larga gamma di periferiche molto più rapidamente di quanto sarebbe in grado di fare in proprio;
  5. I clienti godrebbero della concorrenza ed avrebbero una vasta scelta in termini di prezzo/performance;
  6. Apple beneficerebbe delle reti di distribuzione di queste società;
  7. L’allargamento del parco utenti porterebbe il supporto di terzi, in termini di hardware, software e marketing di cui necessita il Macintosh;
  8. Apple avrebbe un ulteriore e significativo supporto nel marketing. Ogni volta che un’azienda di Mac-compatibili farà della pubblicità, quindi sarà una pubblicità a favore dell’architettura Apple;
  9. Accordando la licenza ad altre aziende, Apple rafforzerebbe la sua immagine come azienda leader nel campo dell’innovazione tecnologica. Ironicamente, l’IBM è considerata come un’innovatrice nel campo della tecnologia, soprattutto per il fatto che i costruttori di IBM-compatibili difficilmente effettuano delle scelte in contraddizione con le sue specifiche; 

Chiaramente Apple ignora completamente i consigli di Gates che, cinque mesi, presenta Windows 1.01 iniziando così la cavalcata che poterà Microsoft a diventare leader nella produzione del software. Non sapremo mai cosa sarebbe successo se Sculley avesse preso in considerazione le proposte di Gates, cosa difficile visto anche che Apple è sempre stata un’azienda concentrata su uno sviluppo verticale dei propri prodotti, così come rimarcato da Wozniak:

“Il problema non è mai stato il computer, al contrario è colpa della strategia aziendale. Apple vedeva se stessa come una società di hardware e, al fine di proteggere i relativi profitti, non abbiamo mai concesso in licenza il nostro Sistema Operativo. Avevamo il più bel Sistema Operativo, ma per averlo si doveva acquistare il nostro hardware al doppio del prezzo [dei competitor]. E’ stato un errore. Quello che avremmo dovuto fare era calcolare un prezzo appropriato per la licenza del sistema operativo. Inoltre, ingenuamente, pensavamo che la migliore tecnologia avrebbe prevalso. Spesso non è così. “

[“The computer was never the problem. The company’s strategy was. Apple saw itself as a hardware company; in order to protect our hardware profits, we didn’t license our operating system. We had the most beautiful operating system, but to get it you had to buy our hardware at twice the price. That was a mistake. What we should have done was calculate an appropriate price to license the operating system. We were also naive to think that the best technology would prevail. It often doesn’t”]

 

----- originale -----

 

To: John Sculley, Jean Louis Gassée

From: Bill Gates, Jeff Raikes

Date: June 25, 1985

Subject: Apple Licensing of Mac Technology

cc: Jon Shirley

 

 

Background

Apple's stated position in personal computers is innovative technology leader. This position implies that Apple must create a standard on new, advanced technology. They must establish a "revolutionary" architecture, which necessarily implies new development incompatible with existing architectures.

Apple must make Macintosh a standard. But no personal computer company, not even IBM, can create a standard without independent support. Even though Apple realized this, they have not been able to gain the independent support required to be perceived as a standard.

The significant investment (especially independent support) in a "standard personal computer" results in an incredible momentum for its architecture. Specifically, the IBM PC architecture continues to receive huge investment and gains additional momentum. (Though clearly the independent investment in the Apple II, and the resulting momentum, is another great example.) The investment in the IBM architecture includes development of differentiated compatibles, software and peripherals; user and sales channel education; and most importantly, attitudes and perceptions that are not easily changed.

Any deficiencies in the IBM architecture are quickly eliminated by independent support. Hardware deficiencies are remedied in two ways:

expansion cards made possible because of access to the bus (e.g. the high resolution Hercules graphics card for monochrome monitors)

manufacture of differentiated compatibles (e.g. the Compaq portable, or the faster DeskPro).

The closed architecture prevents similar independent investment in the Macintosh. The IBM architecture, when compared to the Macintosh, probably has more than 100 times the engineering resources applied to it when investment of compatible manufacturers is included. The ratio becomes even greater when the manufacturers of expansion cards are included.

 

Conclusion

As the independent investment in a "standard" architecture grows, so does the momentum for that architecture. The industry has reached the point where it is now impossible for Apple to create a standard out of their innovative technology without support from, and the resulting credibility of other personal computer manufacturers. Thus, Apple must open the Macintosh architecture to have the independent support required to gain momentum and establish a standard.

The Mac has not become a standard

The Macintosh has failed to attain the critical mass necessary for the technology to be considered a long term contender:

Since there is no "competition" to Apple from "Mac-compatible" manufacturers, corporations consider it risky to be locked into the Mac, for reasons of price AND choice.

Apple has reinforced the risky perception of the machine by being slow to come out with software and hardware improvements (e.g. hard disk, file server, bigger screen, better keyboard, larger memory, new ROM, operating software with improved performance). Furthermore, killing the Macintosh X/L (Lisa) eliminated the alternative model that many businesses considered necessary.

Recent negative publicity about Apple hinders the credibility of the Macintosh as a long term contender in the personal computer market.

Independent software and hardware manufacturers reinforced the risky perception of the machine by being slow to come out with key software and peripheral products.

Apple's small corporate account sales force has prevented it from having the presence, training, support, etc. that large companies would recognize and require.

Nationalistic pressures in European countries often force foreign to consumers [sic] choose local manufacturers. Europeans have local suppliers of the IBM architecture, but not Apple. Apple will lose ground in Europe as was recently exhibited in France.

 

Recommendation

Apple should license Macintosh technology to 3-5 significant manufacturers for the development of "Mac Compatibles":

United States manufacturers and contacts: Ideal companies—in addition to credibility, they have large account sales forces that can establish the Mac architecture in larger companies:

  • AT&T, James Edwards
  • Wang, An Wang
  • Digital Equipment Corporation, Ken Olsen
  • Texas Instruments, Jerry Junkins
  • Hewlett Packard, John Young
  • Other companies (but perhaps more realistic candidates):
  • Xerox, Elliott James or Bob Adams
  • Motorola, Murray A. Goldman
  • Harris/Lanier, Wes Cantrell
  • NBI, Thomas S. Kavanagh
  • Burroughs, W. Michael Blumenthal and Stephen Weisenfeld
  • Kodak
  • 3M
  • CPT

 

European manufacturers:

  • Siemens
  • Bull
  • Olivetti
  • Phillips

 

Apple should license the Macintosh technology to US and European companies in a way that allows them to go to other companies for manufacturing. Sony, Kyocera, and Alps are good candidates for OEM manufacturing of Mac compatibles.

Microsoft is very willing to help Apple implement this strategy. We are familiar with the key manufacturers, their strategies and strengths. We also have a great deal of experience in OEMing system software.

 

Rationale

  1. The companies that license Mac technology would add credibility to the Macintosh architecture.
  2. These companies would broaden the available product offerings through their "Mac-compatible" product lines:
  3. they would each innovate and add features to the basic system: various memory configurations, video display and keyboard alternatives, etc.
  4. Apple would lever the key partners' abilities to produce a wide variety of peripherals, much faster than Apple could develop the peripherals themselves.
  5. customers would see competition and would have real price/performance choices.
  6. Apple will benefit from the distribution channels of these companies.
  7. The perception of a significantly increased potential installed base will bring the independent hardware, software, and marketing support that the Macintosh needs.
  8. Apple will gain significant, additional marketing support. Everytime a Mac compatible manufacturer advertises, it is an advertisement for the Apple architecture.
  9. Licensing Mac compatibles will enhance Apple's image as a technological innovator. Ironically, IBM is viewed as being a technological innovator. This is because compatible manufacturers are afraid to innovate too much and stray from the standard.

Intel Pentium Bug Prediction

In 1994 Intel released their Pentium P5 processor which contained a floating point bug dubbed the Pentium FDIV bug. The bug and Intel's handling of it caused quite an uproar in the industry.

In 1995 the following interpretation of one of Nostradamus' quatrains was posted to the Internet.

It contains a very in depth analysis that shows either Nostradamus predicted the development of microprocessors and a specific bug or his quatrain can be stretched to match many world events, large and small.

 

Newsgroups: comp.sys.intel,alt.prophecies.nostradamus

From: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (Michel)

Date: Sat, 21 Jan 1995 23:23:33 UTC

Subject: More about Nostradamus vs In-tell

A month ago, I posted a quatrain in which Nostradamus predicted the Pentium scandal. The messages was rather short, and didn't give any details of the interpretation. During the last month, I discussed about this prediction with other readers, and we found out plenty of stuff.

 

For those who missed the original post, here is the relevant quatrain: C 2,VI:

Aupres des portes & dedans deux citez

Seront deux fleaux, & onc n'apperceut VN TEL,

Faim, dedans peste, de fer hors gens boutez,

Crier secours au grand Dieu immortel.

and its translation to English:

Near the gates and inside two cities

Will be TWO FLAWS, and nobody noticed it [from] INTEL

Hunger, pest inside, by steel people thrown out

Cry for help to the great immortal God.

 

INTEL's name:

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The spelling is not quite correct: a V instead of an I, and an extra space between N and T. The word resembles more the french expression 'un tel' (meaning 'such', 'what-s-his-name', 'same' or 'some person') especially since u's and v's are often substituted. Critics could say that 'un tel' would be a common French expression, and dismiss the prediction as pure chance. However, the words 'vn tel' occur only once in all the quatrains, and that's here!

The space in VN TEL is maybe a hint at a pun. In could be a prefix meaning 'not', and in-tel[l] = those who do not tell (Like in in-correct = not correct, in-divisble = not divisible, im-precise = not precise). If we consider the v as an u, we keep this meaning: un-professional = not professional, un-tested = not tested.

V is also the roman numeral 5, as in 586, PENTium, or 5 missing lookup fnord table entries (which caused the bug).

 

The repetition of INSIDE:

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In this quatrain, the word 'inside' (dedans) occurs twice, which is remarkable, considering that it only occurs 24 times in total in all the quatrains. This must have a meaning. You guessed it: The 'In-tell Inside' advertisement campaign.

The number 24 itself also has a meaning: It's the mean time between division errors (in days) for normal spreadsheet usage according to IBM's analysis. Nostradamus himself believed IBM (24 days) more than In-tell (27000 years)!

 

The Gates

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There are some doubts whether these refer to Bill Gate$, or rather to the logical gates on the microprocessor.

 

The Cities

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Here we have two interpretations too:

  1. 1. The cities mean corporations, as in Micro$oft and In-tell. In-tell had the pentium bug, and Micro$oft the Windows calculator bug (2.01 - 2.00 = 0!)
  2. 2. The city is the aspect of the microprocessor when looked at under a microscope. (Remember that In-tell commercial where the 'camera' flies into the PC and discovers the Pentium?) The different parts of the processors can be viewed as distinct neighbouring cities: the floating point unit, the integer unit, the cache memory, ...
  3. According to this interpretation, another Pentium bug will be found in one of the other units. It's severity will be comparable to the FDIV bug.

 

Two flaws

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Obvious. The FDIV flaw, and the yet-to-be discovered integer flaw.

 

Hunger

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In-tell's _greed_, which made them hide the flaw and minimize it later. The hunger may also hint at In-tell's bankruptcy after the second flaw will be discovered by the public. In-tell will lose almost all its market share, and many employees will lose their jobs.

 

Pest inside

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Nostradamus' version of 'In-tell Inside' :-)

 

By steel

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Steel = hardware. This is not a SOFTware bug (as most bugs), but a HARDware bug. (And in the traditional sense, hardware means 'steel tools')

 

People thrown out

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Initially In-tell 'threw out' (turned down) people asking for a replacement chip, because they were not deemed worthy.

Another interpretation would be that people threw out their chips. (Re-arrange the words: 'By people steel thrown out')

Btw, the French word 'bouter' is used nowadays to mean 'to boot [a computer]'. Yet another hint that Nostradamus is indeed speaking about computers.

 

Cry for help to the great immortal God.

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According to Phil, this means:

They cry for help from the Law

There will always be the Law, in any civilization -- there's nothing certain except death and taxes, as they say -- so Law is a great immortal God of civilization.

They cry for help from the Federal Government of the U.S.

 

Same reasons as Law, plus the Federal Government of the U.S. has roots in Deism (witness the pyramid fnord with the all-seeing Eye on the U.S. dollar), and the U.S. Federal Government may indeed last until the "end of times".

Usually, computer people have a negative attitude towards lawyers. Lawyers are considered to be profiteers and to block progress with idiotic ideas such as 'look & feel' lawsuits and software patents.

But these same computer people were so upset at In-tell's scam that some resorted to the hated lawyers to fight against In-tell. Many people filed suits in small claims courts, some even filed class-action suits! Finally State Attorneys General's intervened, and forced In-tell to change its policy!

 

Number games:

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This quatrain has exactly 133 letters (I count '&' as 'et' = 2 letters). 133 = hexadecimal 0x85, i.e. x86 with one missing! Maybe a subtle joke at the arithmetic (in)capabilities of the 585.99912554 ? That would make this quatrain the oldest Pentium joke around :-)

 

The number of the quatrain:

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The number may hide the date, June 2nd, when In-tell discovered the bug themselves.

 

Why did Nostramus speak about this incident?

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Now, why did Nostradamus predict this seemingly insignificant incident? Usually he speaks about wars, revolutions and catastrophes, and now he speaks about microprocessor bugs! Well there's more behind this affair than meets the eye. It was the first time in history that the consumership forced a megacorporation to change its policy to meet their true needs. This incidents establishes new rules in the relationship between consumers and megacorporations. Consumers are no longer powerless, and megacorporations are no longer allmighty.

Other corporations have already seen this new trend, and gave up past arrogant attitudes. For instance, Diamond now supplies programming information for their video cards. A few month ago, consumers had to sign non-disclosure agreements in order to learn how to use their expensive video cards!

This new relationship will not be limited to the commerce, but spread to politics too. We'll see more and more net-petitions.

 

The new communication media will give the people more power. This incident marks a turning point in the relations of power, the ringing of the division bell has begun!

That's why politicians fear this new technology and try to squelch it while its still weak. Police upload child pornography to bulletin boards, get a search warrant, and "find" the child pornography on said bulletin board. This is the pretext to harass and imprison the owner. That's why they cut funding to the backbone.

That's why they try to limit the liberty of speech using ludicrous pretexts. Fortunately, there are anonymous remailers :-)

That's why they spread rumors about computer "geeks".

That's why they raid computer game stores without an apparent reason.

That's why they pass laws against cryptography and secure communication.

The whole incident is about more than just a chip which can't compute 5 / 15 correctly!

Michel.

Il grande contributo di Chuck Peddle all'informatica

Quando si pensa ai Pionieri Informatici dell’era digitale i nomi che saltano in mente sono quelli maggiormente noti, a partire da Jobs e Gates.

Eppure esistono altri precursori a cui si devono molte delle trasformazioni che hanno interessato il mondo dei computer tra la seconda metà degli anni ’70 e ‘80.

Tra questi una posizione di rilievo spetta, senza ombra di dubbio, a Charles Ingerham Peddle, noto più semplicemente come Chuck.

charles peddle Charles Ingerham Peddle

Le origini della famiglia Peddle sono inglesi e, prima di arrivare nel Maine, passano per il Canada dove il cognome originale Piddle si trasforma, appunto, in Peddle. La scelta si deve al nonno di Chuck che decide di cambiare la “i” in “e” dopo aver scoperto che a Newfoundland (l’isola Canadese in cui si stabilisce l’intera famiglia) la sua pronuncia è praticamente identica allo slang utilizzato per descrivere l’azione di urinare.

Ma Newfoundland si dimostra un luogo ostico, soprattutto per la scarsa offerta di lavoro, così l’intera famiglia si trasferisce ulteriormente, scegliendo la cittadina di Bangor, nel Maine, come nuova dimora. Qui, nel 1937, nasce Chuck che sin dall’adolescenza mostra una particolare attenzione per l’elettronica e per le trasmissioni radio.

Nel 1955, terminata l’high school, presta servizio militare nel Corpo dei Marines e l’anno successivo si iscrive all’Università del Maine dove si laurea in ingegneria elettronica nel 1960, innamorandosene follemente:

“I just fell in love, this is where I was going to spend my life".

[Mi sono semplicemente innamorato (dell’elettronica), su di essa avrei speso la mia vita]

La propria attività professionale comincia presso la General Electric (GE) e si concentra sullo sviluppo e sull’implementazione concreta del nuovo concetto di Time Sharing (ovvero l’utilizzo simultaneo da parte di più utenti delle stesse risorse hardware definendo il delta temporale in cui le stesse sono ad uso esclusivo) per i Main Frame e sullo sviluppo di uno dei primi modelli elettronici di Registratore di Cassa. 

Il giovane ingegnere resta nell’azienda per quasi un decennio (1970), fino a quando GE decide di abbandonare il settore dei calcolatori elettronici. Peddle e altri tre colleghi sfruttano la buonuscita per mettersi in proprio, inizialmente sempre nel settore dei registratori di cassa. Nonostante il team sia in grado di sviluppare nuove importanti idee (e prototipi), i fondi non sono sufficienti ad avviare la relativa produzione industriale, addirittura non sono sufficienti neanche per registrare i brevetti. Inoltre Peddle sposa l’ex moglie di uno dei suoi colleghi, causando non poche frizioni nell’azienda che, inizialmente, viene come “congelata”.

Così il tecnico si mette alla ricerca di una nuova occupazione e riceve due offerte importanti: la prima da Texas Instrument (all’epoca al top del settore), per la realizzazione di un sistema di controllo per il traffico aereo, e la seconda da Motorola, per la realizzazione del nuovo microprocessore 6800. Peddle sceglie Motorola ma con un preciso accordo: poter utilizzare le caratteristiche progettuali nel nuovo chip anche per prodotti sviluppati con la propria azienda.

Arrivato in Motorola (1973), Peddle entra nel Team guidato da Tom Bennett e si concentra nella risoluzione di alcuni problemi bloccanti, oltre alla progettazione della circuiteria di supporto.

In merito al Motorola 6800 è interessante evidenziare come Peddle ritenga che sia esso la prima CPU della storia e non il più blasonato 4004 (8008) di Intel:

"(I am) not trying to be negative about the guys that did it... they are nothing more than calculator chips ...it's terrible that guy never got any credit [to the Tom Bennett's 8bit Motorola 6800]"

[Non voglio essere irrispettoso rispetto al lavoro fatto dai ragazzi alla Intel… ma loro hanno realizzato niente più che un chip per calcolatrice… è terribile come nessuno da credito al processore, ad 8bit, Motorola 6800 progettato da Bennett]

mc6800Motorola MC6800

Oltre agli aspetti progettuali, Peddle si occupa di illustrare, in meeting e tavoli tecnici, le caratteristiche della nuova CPU. In particolare, anche le aziende operanti al difuori del mondo dell’elettronica e dei calcolatori (ad esempio la Ford) trovano il 6800 incredibile, ma… come sempre esiste un “ma”: il prezzo di 300$ per unità (circa 2.000$ di oggi) è troppo alto per la sua integrazione in prodotti di massa. Peddle allora comincia a chiedere il prezzo ideale che tali stakeholder sono disposti a pagare, scoprendo che il numero magico è 25 [$] (pari a circa 170$ odierni).

Forte di questo “magic number”, cerca di convincere i manager Motorola a produrre un versione low cost dell’MC6800 senza ottenere grandi risultati, così come non riesce a convincere gli ingegneri a lavorare per ottimizzare il processo produttivo, riducendo gli scarti e, di conseguenza, i costi di produzione.

Questa insistenza provoca addirittura un richiamo formale da parte del management aziendale che intima l’ingegnere a desistere dal suo intento. Peddle, però, è fermamente convinto che i microprocessori debbano guardare oltre i loro attuali confini (Main Frame e sistemi specialistici) e coglie l’occasione per avvalersi dall’accordo di utilizzare il know-how acquisito per propri progetti, dando formalmente le dimissioni.

Una volta “libero”, Peddle contatta un suo ex collega della General Electric, John Pavinen, che ha fondato una piccola società di semiconduttori chiamata MOS Technologies, proponendogli la realizzazione della “25$ CPU”, basata sui concetti chiave dell’MC68000 ma priva delle funzionalità di scarso interesse e di elementi coperti da brevetti Motorola.

Pavinen accetta la sfida e accoglie (fine 1974) Peddle e altri sei ingegneri provenienti da Motorola tra cui Bill Mensch.

bill menschBill Mensch

Per sviluppare la “25$ CPU” (inizialmente MOS 6501), Peddle si preoccupa fin da subito di implementare un processo produttivo estremamente efficiente, avendo riprova del fatto che l’alto costo di produzione dell’MC6800 è in parte dovuto alla scarsa efficienza di quelli adottati da Motorola, che, come accennato, causano un alto tasso di chip difettosi. Il nuovo processo, al contrario, permette di correggere eventuali problemi durante la realizzazione, portando la percentuale di chip funzionati ad oltre il 70%.

L’obiettivo è quello di avere la nuova CPU (o almeno un suo prototipo) pronta entro 6 mesi, in modo da presentarla al WestCon (Western Electronics Show and Convention) del 1975 e cominciare a raccogliere gli ordini. Sfortunatamente i primi esemplari presentano diversi problemi e MOS riesce a produrne solo alcuni realmente funzionanti, ma il “fattore cassa” è prioritario. Peddle, allora, inventa uno stratagemma: dopo aver affittato un locale vicino alle sale del WestCon (nelle quali non potevano essere venduti direttamente i prodotti) inserisce le CPU in 2 grossi vasi di vetro ponendo nella parte superiore quelle funzionanti. In tal modo chi visitava lo stand aveva l’impressione di un’ampia disponibilità del prodotto, mentre chi incappava in una CPU difettosa (la maggior parte) avrebbe potuto richiederne la sostituzione a stretto giro.

MOS 6502ADMOS 6502

Il successo supera ogni aspettativa e Motorola, infastidita dalla tenacia del suo ex ingegnere e dell’opportunità mancata, fa causa a MOS per violazione di alcuni brevetti. In realtà le argomentazioni sono decisamente deboli e il tutto si conclude con il pagamento da parte di MOS di una tantum di circa 200.000$.

A settembre del 1975, Peddle è orgoglioso di presentare ufficialmente il MOS 6502 e due kit di apprendimento denominati TIM-1 (Terminal Input Monitor) e KIM-1 (Keyboard Input Monitor). Tutti vogliono la “25$ CPU” e uno dei kit, soprattutto gli hobbisti e le scuole, sempre alla ricerca di “...a computer that looked like a terminal”, diretto antenato del nascente Personal Computer.

kim1Il Kit del KIM-1

Come in Motorola, Peddle si occupa direttamente di presentare la nuova CPU a potenziali clienti e durante uno dei suoi viaggi viene a sapere che due giovani appassionanti stanno realizzando un mini computer basato proprio sulla sua CPU. Decide, allora, di andare ad incontrarli per dar loro dei suggerimenti. I due giovani sono Steve Jobs e Steve Wozniak, ed il “mini computer” su cui sono al lavoro è l’Apple 1.

Questo incontro, e altre testimonianze similari, convincono Peddle che il mercato dei computer si avvia verso una nuova era e quando Commodore compra MOS Technology, trasformandola formalmente nella Commodore Semiconductor Group (CSG), riesce a convincere Jack Tramiel ad investire nello sviluppo di un “Personal Computer” basato sul MOS 6502.

tramielJack Tramiel

Tramiel abbraccia l’idea ma è inizialmente riluttante al pensiero di dover sviluppare un nuovo prodotto (sconosciuto, visto che fino ad allora Commodore era impegnata nel settore delle calcolatrici) da zero e cerca di acquisire la Apple, chiaramente su suggerimento di Peddle. L’affare non va in porto perché Tramiel ritiene che i 150.000$ chiesti da Jobs e Woz siano sproporzionati (giustamente, visto che allora la Apple era una sconosciuta start-up con sede in un garage) e passa al piano B: incarica Peddle di realizzare un computer all-in-one e gli promette 1$ di benefit per ogni unità venduta. La promessa, come nello stile di Tramiel, non sarà mai onorata.

La progettazione di un Personal Computer è decisamente la sfida più grande con cui Peddle trova a confrontarsi, anche perché non è ben chiaro ne cosa sia ne quali siano le sue possibili applicazioni. Comunque l’ingegnere inizia la progettazione di un sistema all-in-one, realizzando una scheda madre derivata dal KIM-1 e adattando un televisore grazie alla guida di Adam Osborne, che spiega come realizzarne uno in casa. Il nuovo sistema acquista il nome definitivo di Commodore PET (Personal Electronic Transactor, anche se il significato dell’acronimo non è certo) e viene dotato di un drive a cassette e dei runtime necessari a gestire l’I/O, scritto verificando la risposta ai comandi tramite un oscilloscopio direttamente collegato alla scheda madre.

Tramiel vuole che il PET sia pronto per il CES invernale del 1978 e Peddle, insieme a John Feagans, futuro responsabile dello sviluppo software, concordano sul fatto che non c’è il tempo (ma probabilmente mancano anche le competenze) per poter realizzare il sistema operativo ed un linguaggio di programmazione ad alto livello. Allora Peddle decide di rivolgersi alla Microsoft, nota al tempo per la produzione del BASIC, incontrando direttamente Gates ad Albuquerque (prima sede Microsoft, scelta per la vicinanza all’Altair) e stipulando un contratto super vantaggioso per Commodore, perdurato per i 20anni successivi e quantificabile in circa 1 centesimo a copia se spalmato sul numero di unità eterogene vendute dalla società. Commodore ha inoltre il diritto di modificare a proprio piacimento il linguaggio e di visualizzare il proprio brand all’avvio del sistema al posto di quello Microsoft

In tutta onestà bisogna dire Gates credeva poco realistico il successo del PET e della Commodore in generale e non aveva grande interesse nell’affare. Nonostante ciò, quando il PET viene presentato, si verifica un simpatico aneddoto raccontato dallo stesso Feagans:

“He was looking over his shoulder. Gates walked up to our machine and played around with it. Gates typed a simple command and the screen displayed the word MICROSOFT. If you put WAIT 6502 and then a number, it would print MICROSOFT that many times. Gates cleared the screen and walked away, unaware i had observed his deed.”

["… Gates si avvicinò alla nostra macchina e smanettò con essa. Gates digitò un semplice comando e sullo schermo apparve la parala MICROSOFT. Se si scriveva WAIT 6502 e poi un numero, il sistema avrebbe stampato Microsoft il numero di volte corrispondenti. Gates effettuò il clear dello schermo e se ne andò, ignaro che avessi visto ciò che aveva fatto."]

Di fatti si tratta di una sorta di firma che evidenzia come il “Commodore Basic” sia stato scritto da Microsoft.

commodore microsoft Da Commodore a... Microsoft

La cosa, nonostante non sia un problema reale, infastidisce Commodore che, al CES successivo (gennaio del 1979), presentando le nuove versioni del PET, rilascia in proprio anche con una nuova release del BASIC epurato dal comando segreto. In questa occasione Gates effettua la stessa prova ma, chiaramente, l’esito non è quello atteso e Feagans con Bill Seiler (altro componente del PET team) non nascondono la loro soddisfazione nel vederlo andar via decisamente “attapirato”.

Grazie alla sua determinazione, Commodore inventa letteralmente il mercato del Personal Computer, concentrando le proprie attività in Europa ed in Giappone soprattutto per i maggiori margini di profitto. Ciò consente a Radio Shack (TRS-80) ed Apple (Apple 2), al contrario, di dominare la scena statunitense (in particolare la west-cost) andando a formare, nel complesso, la triade d’eccellenza, fino all’ingresso nel settore da pare di IBM.

pet2001 Il PET 2001 (modello iniziale)

Nonostante l’indubbio successo del PET sia dovuto soprattutto a Peddle, Tramiel è un tipo difficile, e le sue sfuriate sono note come “JACK ATTACKS”. Così Peddle, dopo essersi visto rifiutare aspramente le stock options promesse e il bonus di 1$ per PET venduto, decide di lasciare CSG e accetta l’offerta di Apple di diventare il suo ingegnere capo (1979). Ma l’adattamento è più difficile del previsto, come ricorderà successivamente Mensch:

“Chuck didn't do well with structure... he clashed at Motorola and at Apple.” 

[Chuch non ama le strutture rigide… si scontrò in Motorola così come in Apple]

Così Peddle, dopo appena un paio di settimane, ritorna sui suoi passi e riesce a convincere Tramiel a creare un centro di Ricerca e Sviluppo (situato a Moorpark, Los Gatos, California) esterno alla struttura primaria di Commodore (Pennsylvania) in cui realizzare le proprie idee. Le cose inizialmente sembrano funzionare, consentendo al gruppo della west-coast (così definito per differenziarlo dal resto della CSG posizionata sulla east-coast) di sfornare interessanti novità, come nuove versioni del lettore floppy, un prototipo di hard-disk, un modem e persino un primo abbozzo di fotocamera digitale. Durante un meeting con tutti i manager internazionali a Londra (aprile 1980) si crea però una spaccatura tra Peddle e Tramiel che non verrà più sanata: praticamente Peddle propone al management di creare due divisioni aziendali, una concentrata su un nuovo calcolatore che dovrà sostituire il PET (business-oriented) e l’altra dedicata al mercato consumer con modelli meno pretenziosi. Ma Tramiel, tra l’altro arrivato in ritardo alla riunione, blocca tutto dicendo:

Commodore deve avere il suo computer low-cost, sulla falsa riga del Sinclair ZX80, fatelo!”

zx80Sinclair ZX80

Anche se inizialmente Peddle cerca di soprassedere, non abbraccia minimamente la linea di Tramiel ed è assolutamente convinto che un personal computer professionale possa portare l’azienda a dominare il mercato statunitense, ignorato per troppo tempo dalla società. La situazione precipita quando il gruppo della east-coast crea il MicroPET per dimostrare le capacità del chip grafico VIC, e il padre-padrone di Commodore decide che i laboratori di Moorpark non sono più necessari, visto che hanno fallito nel perseguire la strategia aziendale (o meglio la propria!).

Chiaramente a Peddle non resta altro che lasciare definitivamente Commodore, ma non è solo: lo seguono diversi top engineer e, grazie al supporto di Chris Fish, uno dei finanziatori della società di Tramiel, fonda la Sirius Systems Technology

victor Nonostante le importanti somme derivate dalle stock options e l’investimento di Fish, a Peddle serve ulteriore liquidità per produttore il suo nuovo computer e l’interesse della Victor Monroe, player nel mercato delle calcolatrici professionali, è l’ancora di salvataggio: in cambio di un lauto finanziamento, Sirius si impegna a vendere negli Stati Uniti le proprie macchine solo alla Victor.

Peddle e soci cominciano così a lavorare sul Sirius-1 (Victor 9000 sul mercato statunitense per i suddetti accordi), un sistema da 5.000$ basato sulla CPU a 16bit 8088 della Intel, con disco rigido fino a 30MB, massimo 869KB di RAM e la possibilità di utilizzare come sistema operativo sia il CP/M-86 che l’MS-DOS 1.2. Rispetto a quest’ultimo, visto che la versione proposta da MS non supporta ancora i dischi rigidi, Sirius si impegna anche nella scrittura delle relative routine che poi verranno inglobate nelle successive release del sistema di Gates.

Sul mercato europeo, di responsabilità diretta di Sirius, viene ideata una pubblicità che associa il calcolatore ad animali mastodontici, come dinosauri ed elefanti, in modo da enfatizzarne potenza e robustezza.

victor 9000 rightSirius-1 / Victor9000

Il Sirius-1/Victor9000 riesce a catturare l’interesse del mercato professionale, soprattutto in Europa, ma il costo decisamente alto e l’arrivo del PC IBM (1981, circa 3000$ senza disco rigido), mette in forte difficoltà l’azienda di Peddle. Ad aggravare la situazione arriva anche la crisi della Victor Monroe che chiede alla Sirius di ridimensionare la struttura aziendale al fine di contenere i costi.  Peddle però segue un’altra strada: visto che ormai il Victor9000 è indissolubilmente legato alla Victor, soprattutto per gli aspetti di commercializzazione e la rete di distribuzione, clamorosamente, acquista Victor Monroe dalla Walter Kidde Corporation.

A complicare il tutto si aggiunge anche la lunga causa legale intentata dalla Commodore (Tramiel non perdonerà mai Peddle) per violazione della proprietà intellettuale e l’utilizzo improprio di alcuni brevetti, cosa che costringe Peddle ad accordarsi per un risarcimento economico, causandogli un forte stress emotivo:

            “(Jack) destroyed me, he destroyed my family, he did all kinds of terrible things”

[Jack mi distrusse, distrusse la mia famiglia, e fece ogni tipo (terribile) di azione (per distruggermi)]

Tra mille peripezie, la Sirius riesce a resistere ancora per qualche anno all’attacco di BigBlue, ma già nel 1983 la situazione è chiara: IBM è il nuovo re del mercato. Sirius è costretta ad accettare un forte ridimensionamento, licenza circa 600 dipendenti e diventa Victor Technology. Tutti gli sforzi, però, si rilevano inutili e il 17 dicembre del 1984 la società dichiara bancarotta, vendendo i propri asset alla Datatronic, una società con sede a Stoccolma che, ironia della sorte, è un distributore di successo della Commodore. Datatronic produrrà il Victor9000 ancora per qualche anno, prima di riorganizzare le proprie attività e cedere la Victor Computer Division a Tandy Corporation nel 1989. Per dovere di completezza bisogna evidenziare come la Victor Technology esista ancora oggi, anche se con una diversa forma giuridica, e si sia rifocalizzata sul suo mercato originale, quello delle calcolatrici.

E Peddle? Nel 1985 accetta di lavorare per il suo vecchio amico Jugi Tandon (Tandon Computers) alla realizzazione di cloni del PC-IBM, portando la società ad essere uno dei maggiori produttori di cloni in Europa, con circa 1100 dipendenti e un fatturato di 400milioni di dollari. Il successo è dovuto soprattutto all’utilizzo di case particolarmente curati e pratici.

Tandon 486Tandon 486

Nel 1993 la Tandon va in bancarotta e Peddle si trasferisce, per alcuni anni, alla Celetron con il ruolo di Chief Technology Officer (CTO), prima di ritirarsi completamente dalle scene.

Concludiamo sottolineando come Peddle abbia sempre avuto un atteggiamento estremamente diplomatico nei riguardi degli altri protagonisti della “rivoluzione informatica”, atteggiamento ampiamente dimostrato dalla celebre affermazione dedicata a Jobs e Gates:

“There is nothing nice about Steve Jobs and nothing evil about Bill Gates.  Gates is a good man”

[Non c’è nulla di bello su Steve Jobs e nulla di diabolico su Bill Gates. Gates è un uomo buono]

PC, una invenzione italiana

Pc, una invenzione italiana

 

Sintesi di Pier Giorgio Perotto*  

 

 

Un supertestimone descrive l'imboscata con cui i poteri forti, Valletta in testa, eliminarono la "Perottina", primo Pc del mondo, che l'Olivetti realizzò senza volerlo e sprecò senza saperlo.

La strategia non serve
E' possibile realizzare un nuovo rivoluzionario prodotto elettronico in un'azienda che non ne vuole assolutamente sapere e, anzi, fa sua una strategia di rifiuto dell'elettronica e di persistenza a oltranza nella tradizionale tecnologia meccanica? In Italia è possibile, ed è successo all'Olivetti negli anni '60. Il prodotto di cui parliamo è il personal computer, anzi, (se vogliamo usare il lessico di allora), il computer personale, altrimenti detto Perottina: questi almeno erano i neologismi coniati per l'occasione ad uso esterno e interno all'azienda.
Le ragioni per le quali vale la pena di ricordare il caso dell'invenzione del PC non sono solo quella di riaffermare una priorità mondiale italiana o di ripercorrere un lamentevole amarcord, ma piuttosto di trarne insegnamenti per capire e affrontare i problemi attuali della scarsa capacità innovativa del nostro paese, una limitazione cruciale, che persiste e che condizionerà il nostro sviluppo prossimo venturo.
L'Italia non è, oggi come ieri, affetta solo da una specie di idiosincrasia o di horror vacui per quanto concerne la ricerca (per la quale, come è noto, siamo agli ultimi posti tra i paesi industrializzati, come rapporto tra investimenti e PIL), ma soprattutto da una cultura industriale che aborre l'idea di correre i rischi connessi all'apertura di nuovi settori.
Disgraziatamente, siamo oggi in un periodo storico nel quale si stanno costruendo i fondamenti della società dell'informazione nel mondo e l'apertura di nuovi settori è proprio l'evento più tipico e maggiormente portatore di rivoluzionarie innovazioni. Ma in Italia gli innovatori, come profeti disarmati, continuano ad avere vita grama e, soprattutto nelle grandi aziende, la cultura dominante è quella dell'imitazione pedissequa delle mode d'oltreoceano e della rinuncia. Congenitamente, l'imprenditoria italiana è affetta da una sindrome che la porta a privilegiare la strategia del follower, una forma di sciovinismo alla rovescia.

Un caso paradigmatico
Le vicende accadute in Olivetti trent'anni fa sono paradigmatiche, e vale quindi la pena di riassumerle. Lo scenario è quello del 1961. La Olivetti è ancora traumatizzata per la improvvisa scomparsa di Adriano e all'orizzonte si profilano i sintomi di una recessione economica con la quale si sta chiudendo il decennio del miracolo economico. L'azienda è impegnata in due avventure, entrambe volute da Adriano: lo sviluppo della Divisione Elettronica per progettare e produrre computer e la 'digestione' della Underwood, l'azienda americana da poco acquisita per conquistare il mercato nordamericano. Ma nessuna delle due operazioni era condivisa dall'establishment dell'azienda, abituato ai profitti derivati dal grande successo mondiale della Divisumma 24, calcolatrice uscita dalla magica matita di Natale Capellaro (un geniale operaio, scoperto da Adriano e da questi nominato direttore generale). Mentre, però, l'acquisizione della Underwood era bene o male accettata (anche se a posteriori si rivelò un'operazione disastrosa) in quanto conforme a una certa normale politica di espansione commerciale nei settori tradizionali dell'azienda, quello che non andava giù ai conservatori era l'avventura dell'elettronica, vista come un settore pericoloso e incerto. Si dice che l'idea di progettare computer provenisse da Enrico Fermi e venisse formulata in occasione di una sua visita in Italia nel 1949, nel corso della quale incontrò Adriano. Ma io credo che l'Olivetti si innamorò dell'idea perché intravide nell'informatica un ruolo di scienza regolatrice e creatrice di un superiore ordine estetico in un campo immateriale come quello dell'informazione, così come l'urbanistica e l'architettura lo sono nel progetto delle città. Ma Adriano Olivetti era un isolato, che invece di godere dell'appoggio e della stima dell'establishment industriale se ne tirò addosso l'ostilità e la diffidenza.
Il risultato fu che, alla sua morte, l'operazione elettronica dell'Olivetti entrò in una crisi che non saprei definire se più ideologica o finanziaria, crisi che colpì d'altra parte l'intera azienda. Io ebbi la ventura di essere testimone diretto della drammatica vicenda, che si concluse nel 1964 con l'infausta rinuncia e la cessione dell'intero settore elettronico alla General Electric, in quanto feci parte dei ricercatori reclutati per il laboratorio di ricerche elettroniche di Pisa, il primo insediamento dedicato a questa nuova tecnologia.
La cessione della divisione elettronica Olivetti maturò - in tragica e assurda coincidenza con l'avvio della rivoluzione microelettronica mondiale - per la precisa determinazione dei poteri forti della finanza e dell'industria nazionale ad uccidere l'iniziativa, nella totale indifferenza delle forze politiche.

Innovare dietro le quinte
Ricordo perfettamente una dichiarazione del professor Valletta (presidente della Fiat e ispiratore del gruppo di intervento che all'inizio del 1964 prese le redini dell'Olivetti) a proposito della crisi:
"La società di Ivrea è strutturalmente solida e potrà superare senza grandi difficoltà il momento critico. Sul suo futuro pende però una minaccia, un neo da estirpare: l'essersi inserita nel settore elettronico, per il quale occorrono investimenti che nessuna azienda italiana può affrontare".
Non ci volle molto a capire, quando il nuovo management si insediò ai comandi, quale sarebbe stata la sorte dell'elettronica. Non fu detto nulla di ufficiale, ma la strategia fu quella di un rilancio generale di tutti i prodotti meccanici; e la cosa fu pensata in grande stile, organizzando una presentazione alla mostra internazionale dei prodotti per l'ufficio, nell'ottobre del 1965 a New York.
Nel frattempo la divisione elettronica venne silenziosamente ceduta alla General Electric. Fu detto che l'operazione e la conseguente collaborazione con la G.E. sarebbe servita a riversare sull'Olivetti i frutti dei grandi laboratori di ricerca americani, che l'elettronica Olivetti non moriva e che in futuro ne avrebbe tratto dei giovamenti; ma tutti si resero conto che si trattava di una mistificazione.
E più di tutti me ne resi conto io stesso che, avendo partecipato alle trattative e lavorando nei laboratori elettronici ceduti agli americani (dei quali potei saggiare l'arroganza e le loro intenzioni esclusivamente commerciali), ebbi l'occasione di conoscere le vere motivazioni dell'operazione. Per questo ebbi la malaugurata idea, da giovane ingenuo, di contestare la cessione, ottenendo il risultato di essere dagli americani restituito all'Olivetti, con la preghiera di togliermi di torno.
Molti pensano con riverenza alla strategia come a una nobile attività nella quale si decidono le sorti future di una azienda. Nel caso specifico, le sorti dell'Olivetti furono decise dalla non strategia! Mi spiego meglio. Il mio rientro in Olivetti dopo la cacciata mi consentì di dedicarmi a una di quelle attività di studio che le aziende portano avanti di solito nella più completa indifferenza: si trattava di esplorare la possibilità futura di costruire con tecnologie elettroniche prodotti per l'ufficio.
La cosa sembrava allora tanto più inverosimile e improbabile in quanto negli anni '60 esistevano solo grandi calcolatori, operanti in centri di calcolo ben lontani dal mondo degli uffici, e nessuna persona ragionevole pensava che si potessero fare delle macchine elettroniche di costo e dimensioni tali da stare sulla scrivania di un singolo individuo. Venni quindi confinato con qualche collaboratore in un piccolo laboratorio di Milano, in territorio ormai della G.E., perché se agli americani ero inviso, il clima ad Ivrea, tempio della meccanica, non era molto migliore.

Ma questa volta il gruppo di intervento, che aveva puntato tutto sul rilancio della meccanica, fu davvero sfortunato, perché una piccola grande idea germogliò inaspettatamente nel mio laboratorio: quella del computer personale (anticipando di ben dieci anni i P.C. introdotti in America!). Non voglio qui raccontare le drammatiche vicende che portarono a questo risultato (e rimando al libro di cui questo articolo costituisce una sintesi). Ma l'imbarazzo e l'indifferenza con cui il nuovo management accolse la notizia dell'imprevista epifania emersa dalle stive dell'azienda ebbero almeno il merito di portare a una timida ma positiva decisione: quella di esporre la nuova macchina, come puro modello dimostrativo, in una saletta riservata della mostra newyorkese. Quello che non fece la strategia, lo fece il complesso di colpa legato alla cessione dell'elettronica e la voglia di far vedere che la Olivetti, in fondo, sì, qualcosa di esplorativo con l'elettronica, pur non credendoci, faceva ancora.
Quello che successe alla fiera fu però straordinario e sconvolgente: il pubblico americano capì perfettamente quello che il management dell'azienda non aveva capito, ossia il valore rivoluzionario della "Programma 101"; trattò con assoluta indifferenza i prodotti meccanici esposti in pompa magna e si assiepò nella saletta per vedere quello che il nuovo prodotto era in grado di fare.
La stampa, specializzata e non, segnò con i suoi articoli entusiastici il successo di una presentazione e di un evento non voluto. In pratica, il nuovo computer fu letteralmente risucchiato dal mercato: si può dire che non fu venduto, fu solo comprato!

Questo caso insegna che…
Quale insegnamento trarre per i nostri giorni? La New Economy che sta nascendo nel mondo attorno alla rete delle reti consente oggi agli innovatori di creare aziende basate solo sulla forza di un'idea. Nel 1965 questo non era possibile, ma attraverso il web le soglie da superare per creare un nuovo business si sono ora drasticamente abbassate. Abbiamo addirittura singoli individui che si permettono di sfidare i giganti mondiali dell'informatica (vedi il caso dello studente finlandese Linus Tordvald, che sfida la Microsoft col suo sistema operativo Linux). E ho anche l'impressione che oggi gli inventori possano non solo non morire poveri, ma addirittura scalare le classifiche mondiali dei super-ricchi.
Un altro insegnamento che si può trarre dal 'caso' della "Programma 101" (caso poi realmente usato nei corsi Mba di Harward) è quello della gestione delle discontinuità, che rappresenta situazioni sempre più frequenti nella società contemporanea. Sono finiti i tempi nei quali il futuro poteva essere estrapolato dalle vicende del passato. Nel campo delle tecnologie, ma anche nel mondo delle applicazioni, le innovazioni rappresentano, in genere, rotture col passato: le nuove tecnologie operano come tecnologie killer di quelle tradizionali e costituiscono la base di nuovi paradigmi; e le aziende che le sanno sfruttare raramente si ritrovano tra quelle leader delle vecchie. Infatti, la leadership dell'Olivetti nella meccanica dei calcolatori e delle macchine per scrivere aveva attenuato o spento la capacità di intuire e sentire i segnali deboli premonitori della imminente rivoluzione microelettronica che avrebbe di lì a poco trasformato il mondo.
Se il piccolo gruppo di riottosi progettisti della "Programma 101" non avesse avuto la forza e il coraggio di affermare coi fatti le potenzialità delle nuove tecnologie (per farsi poi artefice della grande mutazione dell'azienda, dalla meccanica all'elettronica), l'azienda avrebbe fatto negli anni '60 la stessa fine di tanti nomi prestigiosi nel settore del calcolo e degli altri prodotti per ufficio, scomparsi e non più risorti.
Mi auguro, infine, che la storia della "Programma 101" contribuisca a motivare tanti giovani dotati di capacità creative ad osare e a rischiare, senza lasciarsi condizionare dai benpensanti del momento, che nel nostro paese in troppi casi sono portatori di quella cultura della rinuncia e della pavidità, che fa correre il rischio al nostro sistema-nazionale di restare escluso dall'affascinante compito di edificare la società del ventunesimo secolo. Vorrei anche che questo articolo, e il libro di cui costituisce una sintesi siano percepiti come un omaggio alla figura di Adriano Olivetti, imprenditore illuminato e incompreso che precursore dei tempi.

 

*Questo articolo è una sintesi scritta da Pier Giorgio Perotto del suo libro Programma 101. L'invenzione del personal computer: una storia appassionante mai raccontata, Sperling & Kupfer, Milano 2000.

“Stay Hungry. Stay Foolish”

stayhungrystayfoolish

Steve Jobs durante il discorso per l'assegnazione della laurea ad Honoris Causa presso la Stanford University di Palo Alto

 

“Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia è sull’unire i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato?

E’ cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all’ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?” Loro risposero: “Certamente”. Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Poi accetto di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l’ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all’epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti.

Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l’unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.

Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i persona computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all’epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all’indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.
La mia seconda storia è a proposito dell’amore e della perdita

Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un’azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L’anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione – il Macintosh – e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall’azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l’azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa.

Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me – come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l’ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L’evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l’amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l’unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l’avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.
La mia terza storia è a proposto della morte

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta è “no” per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato.

Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore.

Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi “addio”.

Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell’analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie – che era là – mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l’intervento chirurgico e adesso sto bene.

Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po’ più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi:

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero un ragazzo c’era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E’ stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E’ stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E’ stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c’erano le parole: “Stay Hungry. Stay Foolish.”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi.

 

Stay Hungry. Stay Foolish. [Siate affamati, Siate folli]

 

Grazie a tutti.”

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