All’inizio degli anni ’80, la Silicon Valley è un terreno fertile di idee e sperimentazioni. L’IBM PC, lanciato nel 1981, inizia a diffondersi rapidamente e a cambiare il volto dell’informatica personale.
In quel contesto, un gruppo di dodici programmatori e ingegneri, guidati da John Walker, figura carismatica e poliedrica, dà vita a una società destinata a segnare profondamente la storia del software tecnico: Autodesk.
John Walker
La società viene fondata il 30 gennaio 1982. Walker, insieme ai co-fondatori, intuisce che la nuova generazione di microcomputer può diventare la piattaforma ideale non solo per la produttività d’ufficio, come già dimostrato dal successo di Lotus 1-2-3, ma anche per applicazioni più complesse, fino a quel momento confinate a workstation costose e mainframe. L’idea è semplice e dirompente: portare il CAD (Computer Aided Design) su PC, democratizzando uno strumento fino ad allora riservato a grandi aziende e centri di ricerca.
Il primo prodotto presentato da Autodesk è proprio AutoCAD, la cui versione 1.0 viene mostrata per la prima volta al pubblico nel dicembre 1982.
Non è il primo software CAD in assoluto, ma è il primo a girare in modo efficiente su un comune PC, sfruttando la diffusione dell’IBM compatibile. L’impatto è immediato: architetti, ingegneri e disegnatori tecnici, che fino a quel momento potevano accedere solo a sistemi CAD da decine di migliaia di dollari, vedono in AutoCAD una soluzione accessibile, flessibile e capace di rivoluzionare la loro professione.
AutoCAD permette di sostituire il tecnigrafo e gli strumenti tradizionali di disegno con una piattaforma digitale: linee, cerchi, quote e testi diventano entità manipolabili su schermo. La precisione è superiore, la modifica dei progetti è molto più rapida, la possibilità di archiviare e duplicare i disegni abbatte tempi e costi.
È l’inizio di un cambiamento epocale.
La risposta del mercato è entusiastica. Nel giro di pochi mesi, AutoCAD si diffonde negli studi di architettura e negli uffici tecnici, soprattutto negli Stati Uniti. Il prezzo competitivo e la facilità d’uso rispetto ai sistemi concorrenti ne accelerano l’adozione. Già nel 1985 Autodesk è pronta alla quotazione al NASDAQ, segno tangibile della sua crescita esplosiva.
Un fattore decisivo del successo è l’apertura verso gli sviluppatori. Nel 1986 Autodesk introduce AutoLISP, un linguaggio di programmazione basato su Lisp che consente di estendere e personalizzare AutoCAD. Grazie ad AutoLISP nasce un vero e proprio ecosistema di applicazioni sviluppate da terze parti: moduli per architettura, meccanica, impiantistica, cartografia. AutoCAD diventa così una piattaforma flessibile, adattabile alle esigenze di ogni settore tecnico.
Negli stessi anni arrivano anche Autosketch, pensato per la grafica 2D, e i primi strumenti di modellazione 3D wireframe, che permettono di rappresentare solidi e volumi, aprendo la strada a una progettazione tridimensionale ancora embrionale ma già significativa. Parallelamente, Autodesk lavora sul formato DWG, che diventa rapidamente lo standard de facto per lo scambio di disegni digitali.
Autosketch (Foto collezione privata Felice Pescatore)
Entro la fine degli anni ’80, Autodesk non è più una start-up, ma una realtà globale. AutoCAD è tradotto in 18 lingue e distribuito in oltre 85 paesi. La società apre uffici in Europa e in Asia, consolidando la sua presenza internazionale. Nel 1989 si stima che AutoCAD detenga circa il 60% del mercato mondiale CAD su PC, con decine di migliaia di installazioni attive.
In questo periodo il CAD diventa sinonimo di AutoCAD. Per molti professionisti, il passaggio dal tecnigrafo al computer coincide direttamente con l’adozione del software Autodesk. La penetrazione è talmente capillare che, ancora oggi, in diversi contesti il termine “fare un disegno in CAD” viene usato come sinonimo di “fare un disegno in AutoCAD”.
Nei primi anni, Autodesk mantiene un approccio quasi “artigianale”. John Walker è un leader visionario ma poco incline alle regole aziendali tradizionali.
I fondatori pubblicano persino un libro interno, “The Autodesk File”, che raccoglie memorie, aneddoti e riflessioni sulla nascita della società, testimoniando un clima di sperimentazione e libertà intellettuale. L’ambiente è quello tipico della Silicon Valley degli anni ’80: informale, creativo, in cui i programmatori sono al tempo stesso sviluppatori, imprenditori e sognatori.
The Autodesk File
Questa cultura contribuisce a rafforzare l’identità di Autodesk come azienda innovativa, capace di sfidare giganti affermati puntando sull’accessibilità e sulla semplicità d’uso.
Gli anni Ottanta si chiudono con un bilancio straordinario per Autodesk. In meno di dieci anni la società è passata da un gruppo di pionieri con un’idea a una multinazionale leader del mercato CAD. AutoCAD è ormai lo strumento di riferimento per milioni di professionisti in tutto il mondo.
Il disegno tecnico non è più confinato a tavoli da disegno e righe a china: è diventato digitale, modificabile, condivisibile. E se la rivoluzione è stata possibile, lo si deve soprattutto alla visione dei fondatori di Autodesk e al successo di AutoCAD.
Il decennio successivo porterà nuove sfide: la necessità di diversificare, l’arrivo di concorrenti sempre più agguerriti e l’apertura verso settori diversi dall’ingegneria e dall’architettura. Ma le fondamenta sono state gettate negli anni pionieristici, quando Autodesk ha dimostrato che anche una piccola azienda della Silicon Valley può cambiare per sempre il modo in cui il mondo progetta.