Informatica Italiana

Nel 1927, presso l’Università di Napoli, il professor Mauro Picone fonda l’Istituto di Calcolo Numerico, primo nucleo di quello che diventerà uno dei più importanti centri italiani di matematica applicata.

mauro picone storia informaticaMauro Picone

Nel corso della sua storia, l’Istituto ha visto lavorare figure di spicco della matematica internazionale, tra cui Renato Caccioppoli, Fabio Conforto, Carlo Miranda, Ennio De Giorgi, Luigi Amerio, Guido Stampacchia, Corrado Böhm, Giuseppe Jacopini (coautore del teorema di Böhm-Jacopini), Aldo Ghizzetti, Piero de Mottoni, Gaetano Fichera e Wolfgang Gröbner.

Oggi l’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” (IAC) fa parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e si occupa di sviluppare metodi matematici, statistici e di calcolo avanzati per affrontare problemi complessi in un contesto fortemente interdisciplinare, con applicazioni che spaziano dalla scienza all’industria.

Nel 1955 nascono due iniziative fondamentali per sviluppare queste tecnologie direttamente nel Paese.

La prima parte dall’Università di Pisa, dove prende forma il progetto del Calcolatore Elettronico Pisano (CEP).

L’obiettivo è duplice: sperimentare la progettazione di una macchina complessa e formare competenze specialistiche in un settore ancora agli albori. La seconda iniziativa arriva da Olivetti, che nello stesso anno istituisce un laboratorio dedicato alla creazione di un grande elaboratore elettronico, con l’ambizione di entrare nel nuovo e promettente mercato dell’informatica.

Il risultato è l’ELEA, una macchina tecnologicamente all’avanguardia per l’epoca, di cui vengono prodotti e installati circa 180 esemplari.

Disegno concettuale del sistema modulare ELEA (1958 ca.), realizzato per il design industriale del calcolatore Olivetti ELEA9003. Progetto di Marcello Nizzoli, in collaborazione con la Divisione Elettronica Olivetti. (Fonte: Archivi storici Olivetti / Mostre storiche ELEA - Immagine presumibilmente di pubblico dominio)

Nel 1964, però, le difficoltà finanziarie costringono Olivetti a cedere la Divisione Elettronica alla General Electric, segnando di fatto la fine dell’esperienza italiana nel settore dei grandi elaboratori.

L’azienda, tuttavia, non abbandona l’elettronica: sposta il proprio focus sulle macchine da tavolo, anticipando con successo l’era del personal computer.

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